venerdì 25 settembre 2015

Maria Antonietta. Biografia. Capitolo 1. Carolly Erickson

Maria Teresa imperatrice d'Austria, stava pazientemente seduta mentre il dentista di corte le sondava le tenere gengive, cercando il dente guasto che l'aveva fatta soffrire negli ultimi giorni.
Le doglie quel pomeriggio erano cominciate presto, e all'imperatrice era venuto in mente che, finché durava il travaglio, tanto valeva che si sottoponesse nello stesso tempo alla sofferenza di farsi estrarre il dente. Perciò rimase in stoico silenzio mentre il dentista portava a termine il suo esame, afferrava il dente dolente con i suoi crudeli strumenti e, con un'esperta rotazione del polso, lo estraeva.

Maria Teresa era una donna di efficienza esemplare, appena si fu ripresa dallo shock dell'estrazione del dente, e con la bocca ancora piena di batuffoli di stoffa per tamponare il sangue, chiese le sue carte di stato e nelle diverse ore che seguirono rimase seduta a leggere e firmare documenti ufficiali, stringendosi l'addome di tanto in tanto, quando gli spasmi si facevano acuti.



Mentre erano in corso le doglie, conversò con i suoi ministri e col marito Francesco e presiedette un'importante conferenza prima di ritirarsi finalmente nella camera del parto e mettere al mondo il quarto figlio di sesso maschile, Ferdinando.

A trentasette anni, Maria Teresa regnava già da quattordici sull'Austria, l'Ungheria e una congerie di principati più piccoli. Aveva ereditato questo impero-mosaico da suo padre, l'imperatore Carlo VI, che era sceso nella tomba con l'angoscia di non avere un figlio maschio al quale lasciare i suoi domini. Non aveva saputo rendersi conto delle notevolissime doti della sua primogenita Maria Teresa. Ma la giovane imperatrice non aveva ancora regnato a lungo e già gli altri sovrani europei si erano resi conto della sua intelligenza e delle sue capacità uniche nonché, soprattutto, della sua indomabile energia e della sua forza di volontà. Già nei primissimi anni di regno, Maria Teresa, seppe opporsi ai ripetuti tentativi di invasione degli eserciti di Prussia, Francia e Baviera e dette prova di saper rincuorare i suoi soldati cavalcando alla loro testa con rigore e baldanza, facendo appello nello stesso tempo al loro spirito cavalleresco e al loro orgoglio di uomini. Non sempre i suoi eserciti vinsero sul campo di battaglia - spesso prevalsero le forze del suo implacabile nemico Federico, re di Prussia - ma la sua determinazione non venne mai meno, neanche in caso di sconfitta. Ora, nel novembre del 1755, un decennio e mezzo dopo la morte di suo padre, regnava un impero in pace, le cui entrate erano grandemente aumentate e i cui eserciti erano temprati dalla guerra e pronti a tornare a combattere, quando fossero stati chiamati a farlo, per la loro imperatrice.


L'ambasciatore di Prussia, era impressionato dalla fibra morale e dalla capacità di ripresa emotiva dell'imperatrice. Benché afflitta e sotto la pressione di guerre continue, Maria Teresa non aveva ma l'aspetto stanco e non era irritabile <<La sua espressione è fresca>>, scriveva il diplomatico prussiano, <<e la sua carnagione molto chiara benché lei le dedichi scarsissime cure. Il suo contegno è brioso e gaio, e il suo modo di accogliere gli ospiti sempre caloroso e piacevole, inutile negarlo: Maria Teresa è una donna quanto mai incantevole e deliziosa>>.

Si dava un gran da fare per curare il suo aspetto, dedicando le prime ore della sua lunga giornata (abitualmente si alzava all'alba) all'abbigliamento ed operazioni complicate come l'arricciatura e l'incipriatura dei capelli. A corte, certi osservatori maligni dicevano che si sottoponeva a queste fatiche nell'inutile tentativo di conservare l'infedeltà del marito, ma questa poteva essere solamente una parte del motivo. Il suo aspetto attraente era per lei un punto a favore, e Maria Teresa lo sapeva; usava la propria femminilità, come avevano fatto le grandi regine del passato, per suscitare gli istinti protettivi dei sudditi e conquistare il loro cuore oltre che il loro rispetto. Quanto alla fedeltà del marito, su questo delicato problema Maria Teresa era realista. Non ignorava che Francesco avesse delle amanti, ne soffriva in conseguenza ma sapeva superare l'angoscia. Suo marito non era tanto lascivo quanto indolente e amante dei piaceri, si diceva. Era affezionato a lei e ai loro figli. Dio l'aveva benedetta con un buon matrimonio e questo matrimonio essa non l'avrebbe guastato con le recriminazioni. Come una volta aveva consigliato a un'altra donna, il cui marito le aveva dato motivo di lagnarsi :<<Evitate i rimproveri, le lunghe spiegazioni e, soprattutto, le dispute>>. 

Teneva in esercizio i muscoli delle gambe con benefiche escursioni campestri di quattro ore: l'aria fresca e corroborante della campagna le dava vigore e le sgomberava la mente dalle costanti preoccupazioni. A tale scopo, anzi, scoprì che cavalcare era ancor meglio che camminare. Amava cavalcare velocemente e spericolatamente, come un uomo, e rifiutava di adottare la sella all'amazzone salvo quando era costretta a farlo negli ultimi anni di gravidanza. Vagabondava a cavallo fino alle più sperdute taverne di campagna, oppure andava a galoppare nel Prater o nell'enorme scuola di equitazione recintata, ove essa e le sue dame partecipavano al finto torneo chiamato carosello. Con i calzoni di camoscio alla zuara, e gli stivali alla scudiera coperti da una lunga gonna, l'imperatrice non era mai più felice di quando galoppava a rompicollo. A volte, dopo aver danzato tutta la serata, andava alla scuola d'equitazione e prendeva parte ad un carosello che durava per tutta la notte. Via via che invecchiava si abbandonava a questi sfoghi di energia meno frequentemente, ma anche allora le rimase la voglia di cavalcare, e spesso, quando non montava in sella, guidava una carrozza a fortissima velocità, e i soldati della sua guardia a cavallo che le facevano da scorta, dovevano fare il possibile per tenere il passo.




L'imperatore Francesco, nella cappella degli Agostiniani, stava cantando un salmo quando fu avvertito che sua moglie era nella fase finale delle doglie. Tornò immediatamente a palazzo: la sua prima preoccupazione era che il figlio quattordicenne Giuseppe, erede al trono, non <<vedesse o udisse niente di improprio o di non confacente alla sua età>>. Giuseppe fu tenuto alla larga, insieme con gli altri undici figli della famiglia imperiale, fino a quando dalla camera della partoriente non arrivò la notizia. Questo avvenne presto, poco prima delle otto. L'imperatrice aveva dato alla luce un'altra femmina; la bambina era molto piccola e delicata, ma evidentemente sana, e sarebbe stata chiamata Maria Antonia Giuseppina Giovanna.

Benché più piccola del normale, l'ultimo genita cresceva bene. Con le sopracciglia larghe, gli occhi grandi e molto spaziati e le labbra arcuate, somigliava al padre; gli occhi, però, avevano il colore di quelli materni, di quella particolare sfumatura chiamata azzurro imperiale, un ceruleo chiaro e puro. Antonia - sempre chiamata Antoinette nella corte austriaca, ove la lingua in uso era il francese - era una ragazzina abbastanza graziosa, ma soltanto una ragazzina, un'altra arciduchessa in una famiglia che aveva già sette arciduchesse e soltanto quattro arciduchi. L'arrivo di un'altra arciduchessa non richiese festeggiamenti elaborati. Non ci fu un grande banchetto pubblico, com'era abitudine per la nascita di un figlio dell'imperatrice; furono invece indetti due giorni di celebrazione ufficiale, con la corte in tenuta di gala e l'offerta di speciali divertimenti ai cittadini di Vienna. Dopo di che la componente ultima arrivata dalla famiglia scomparve nei recessi delle stanze dei bambini; certamente le sarebbe succeduto, i cortigiani ne erano sicuri, un altro figlio.



I figli e le figlie di Maria Teresa e di Francesco di Lorena si vedevano spesso a concerti, alle recite teatrali e agli altri avvenimenti di corte, seduti vicino ai genitori, e disposti a scala in ordine di sesso e di età: prima i maschi, poi le femmine. Erano vestiti come adulti in miniatura, i ragazzi in giacche di velluto, calzoni alla cavallerizza e calze di seta bianca fino ai ginocchi, le ragazze in abiti di seta e scollatura quadrata con il corpetto attillatissimo e la gonna arricciata, sostenuta da una rigida crinolina di stecche di balena. Assai frequentemente sul palcoscenico si vedevano gli stessi ragazzi della nidiata imperiale che, abbigliati in costumi esotici, si esibivano in balletti, opere e commedie. Certi osservatori ritenevano che i giovanissimi arciduchi dedicassero una quantità esagerata del loro tempo, alla preparazione di simili spettacoli e si domandavano se fossero invece adeguatamente preparati per le serie responsabilità della vita da adulti. Ma le loro frequenti esibizioni erano ala delizia dei genitori, e Maria Teresa in particolare incoraggiava i ragazzi a preparare svaghi serali per il padre.

Nessuno dei figli di Maria Teresa si elevava al di sopra di un'abilità di dilettante nel canto e nell'uso degli strumenti, ma tutti si trovavano a loro agio con la musica: Vienna era divenuta la capitale musica d'Europa, Glück e Haydin componevano per la corte e l'aristocrazia imperiale, il fanciullo prodigio Mozart andava a suonare a Schönbrunn per l'imperatrice e la sua famiglia. L'imperatrice stessa aveva una voce straordinariamente adatta al canto e cantava infatti piuttosto bene, anche se il suo gusto musicale non era sofisticato. Quando si trattava di scegliere fra le opere essa preferiva invariabilmente ciò che era piacevole e convenzionale a ciò che era profondo e apriva nuove vie. Provvide comunque a dare ai propri figli una cultura musicale estesa. Non solo essi suonavano ciascun uno strumento - Antonietta suonava l'arpa - ma formavano gruppi: trii, quartetti, una volta una piccola orchestra.


Si insegnava loro a scrivere, leggere, a cavarsela un pò col francese; si e no un'ora o due alla settimana erano dedicate allo studio delle carte geografiche e alla lettura si testi narrativi. Alcuni sacerdoti impartivano loro lezioni di morale e di religione. Le femmine imparavano a lavorare d'ago e i maschi si esercitavano nella scherma. Ma, specie per le ragazze, si trattava di lezioni superficiali. Fin da molto piccoli gli arciduchi e le arciduchesse furono affidati alle cure dell'arciduchessa von Brandeiss una governante fin troppo incline all'indulgenza, per non dire di più, dalla quale appresero ben poco in materia di autodisciplina e di applicazione mentale. Inoltre, a Maria Teresa stava più a cuore che i suoi figli imparassero le buone maniere e un corretto comportamento a tavola, e a coltivare il coraggio e la fiducia in se stessi, che ad apprendere le discipline formali.

L'imperatrice insisteva sulla necessità che i rampolli imperiali imparassero a essere cortesi con tutti, anche con i domestici, e in particolare con gli estranei. Non dovevano mostrarsi né altezzosi né esageratamente confidenziali, bensì mantenere un giusto mezzo fra questi due estremi, una grazia dignitosa e distaccata che facesse onore al loro lignaggio senza arrecare offesa ad alcuno.

Maria Teresa, per necessità delegava i compiti dell'allevamento e dell'educazione dei figli ad altre persone, facendo affidamento sul medico di corte, Gerhardvo Swieten, per la loro salute fisica e su un gruppo di pecettori imperiali per la loro istruzione. Durante i mesi invernali, quando la corte era nella Holburg, trascorreva con i figli quanto più tempo possibile fra una riunione e l'altra per l'esame dei documenti. Invece nella stagione calda, quando la corte si trasferiva a Schönbrunn, qui la seguivano soltanto i figli maggiori; i più piccoli restavano a Vienna e vedevano la madre molto meno spesso. Da adulta, Antonietta ricordava che sua madre era tanto occupata nelle questioni di stato che a volte vedeva i figli solo ogni otto o dieci giorni.

Intanto alla metà del XVIII secolo due colossi dominavano il continente europeo: l'Austria degli Asburgo e la Francia dei Borbone. I domini dell'Austria comprendevano gran parte dell'Europa centrale, parti dell'Italia e i Paesi Bassi austriaci (il Belgio attuale). I vasti e opulenti territori sottoposti al dominio dei re borbonici comprendevano non soltanto una francia congestionata, i cui confini erano stati ampliati fino a comprendere la Lorena, ma anche la Spagna. L'Italia meridionale continentale e la Sicilia. La Francia sperava di conquistare anche la Gran Bretagna.

Senza interruzione, dal XVI secolo in poi, i due giganti del continente erano arrivati ai ferri corti. Battaglia dopo battaglia, regno dopo regno la rivalità era continuata immutata, anche se il sopravvento passava più volte dall'una all'altra parte. Verso la metà del '700, la secolare amicizia fra i Borbone e gli Asburgo aveva cominciato ad attenuarsi. l'Inghilterra, stava diventando la principale rivale della Francia, perché sia gli inglesi sia i francesi erano entrati in possesso di ricchissimi imperi mondiali, che alimentavano sempre più il conflitto fra le due potenze europee. L'Austria era giunta a nutrire timore e diffidenza più per la potenza aggressiva della Prussia che nei confronti della tradizionalmente nemica Francia. Federico, re di Prussia, aveva già mostrato i denti conquistando la Slesia, che era la più ricca provincia austriaca.

Maria Teresa voleva recuperare la Slesia, e rendere sicuro il confine con la Prussia. Perciò, quando, la Prussia e la Gran Bretagna conclusero, all'inizio del 1756, un'alleanza difensiva, il terreno era pronto per un riavvicinamento tra l'Austria e la Francia. Due diplomatici, il conte (in seguito principe) Kaunitz in Austria e il duca Choiseul in Francia, si pronunciarono a favore di un'alleanza austr-francese, e nel maggio seguente venne concluso il trattato di Versailles, in base al quale ciascuno dei due stati finanziari prometteva di aiutare l'altro nel caso di un attacco da parte di una terza potenza.



La guerra scoppiò quando truppe prussiane, nell'agosto del 1756, fecero irruzione in Sassonia. Maria Teresa fu in grado di concentrare le sue forze per opporre resistenza al <<mostro>>, Federico. La sua prima preoccupazione era il benessere del suo esercito. Si interessava personalmente delle condizioni dei suoi soldati, provvedendo affinché fossero adeguatamente riforniti, calzati e vestiti. Instancabilmente, restava a discutere ore e ore con i suoi consiglieri per elaborare la strategia e curare la preparazione logistica delle campagne. Dopo, sola nel biancore dorato dei suoi appartamenti a Schönbrunn , rifletteva sulla tattica e affrontava le esigenze connesse con il finanziamento dell'esercito; e finiva spesso col decidere di impegnare i suoi gioielli piuttosto che mandare gli uomini in battaglia male equipaggiati.

Maria Teresa dette prova di un ferreo coraggio quando i prussiani minacciavano Vienna. La città era praticamente indifesa perché l'esercito austriaco era concentrato in Boemia. I ministri sollecitavano l'imperatrice a fuggire dalla capitale. Essa non volle farlo <<la corte rimarrà qui fino all'estremo>>. Vienna fu risparmiata. Un generale austriaco attaccò il convoglio di carri che portava i rifornimenti prussiani, costringendo Federico ad ordinarne la distruzione per evitare che il prezioso materiale cadesse in mano nemica. La perdita dei rifornimenti costrinse l'esercito prussiano a ritirarsi e la capitale austriaca non fu più in pericolo.

Una donna gagliarda, col volto arrossato, un coraggio da amazzone e un'espressione di risoluta sfida: era questo il primo ricordo che Antonietta serbava di sua madre. 


"Dalle parti più importanti che ho estratto da questo capitolo, è evidente l'errore dell'imperatrice Maria Teresa pensare ai suoi figli come a "qualcosa" da esibire per la sua corte, piuttosto che alla loro vita di futuri regnanti. Una grande donna, ma comunque un essere umano".

Madame Vrath