domenica 24 luglio 2016

La Valacchia, nodo strategico e commerciale. La crisi successorria del 1420. Dracula Vlad III

L'ESILIO COME STILE DI VITA



La Valacchia, nodo strategico e commerciale

Nel 1417, Mircea aveva costituito oppure rafforzato molte piazzeforti sul Danubio, nei principali punti di passaggio del fiume. La più importante tra esse, Giurgiu, situata a sessanta chilometri a sud di Bucarest, cli era costata un'immensa fortuna: per ogni pietra del castello il principe aveva pagato l'equivalente di un blocco di sale di oltre cento chili, tanto la pietra era rara nella regione.

Con la piazzaforte di Chilà, ex insediamento genovese sulla foce del Danucio (contestato dalla Moldavia) <<con il porto danubiano di Bràila, il più importante del paese fino alla Transilvania del sud, dove la città di Brasov (Kronstadt), abitata dai tedeschi, disponeva del diritto di deposito e di sosta che la aveva conferito Luigi d'Angiò, e poi, alcune decine di chilometri a est sempre in Transilvania meridionale, con la città sassone di Sibiu (Hermannstadt), ultima tappan della via che partendo da Salonicco raggiungeva Nicopoli sul danubio passando da Serres e da Sofia, la Valacchia confermava il suo ruolo internazionale di guardiana della strada commerciale che collegava l'Asia attraverso il Mar Nero. Lungo queste vie i mercanti transilvani e valacchi, e più tardi quelli levantini (turchi e balcanici), ma anche quelli genovesi e veneziani, trasportavano le spezie e le sete orientali che scambiavano con le stoffe, i velluti e gli oggetti di ferro occidentali.

La crisi successoria del 1420



Il regno di Michele I durò solo due anni. Nell'aprile - maggio del 1420 un esercito turco attaccò la Valacchia e Michele prese la vita in battaglia. Fu il primo principe a cadere contro gli Ottomani; nel corso del secolo altri due subiranno la stessa sorte. Al suo posto Maometto I insediò un altro figlio, questa volta illegittimo, di Mircea il Vecchio.

Fino ad allora la successione era stata risolta in due modi. Il più antico era la coreggenza del principe regnante (che portava il titolo di gran voivoda) con il primogentio, presumibilmente in qualità di voivoda d'Oltenia. Questo fu nello specifico il caso di Basarab I, che nel 1342 condivise il trono con il figlio Nicola Alessandro, e anche di Mircea il Vecchio che a partire dal 1391 fece lo stesso con Michele. Tra queste due date la compartecipazione al trono della Valacchia fu, a due riprese, una questione tra fratelli, l'ultima delle quali, nel 1385, fu quella di Dan I con Mircea il Vecchio. La morte di Dan in un conflitto contro i Bulgari fece di Mircea l'unico principe regnante fino al momento in cui egli associò al trono il proprio figlio.

Nel 1395, approfittando dell'assenza di Mircea (si era rifugiato in Transilvania dopo aver subito una disfatta con i Turchi), il figlio di Dan, chiamato Vlad, si fece proclamare voivoda (Vlad I), ma regnò solo nell'Ovest del paese, in Oltenia. Vlad era sostenuto da Bayezid I, il sultano ottomano, e si opponeva all'alleanza troppo stretta tra il suo paese e l'Ungheria.

A partire dal 1420 il trono del paese divenne la posta in gioco delle lotte intestine fra i discendenti di Dan I e di Mircea, soprannominati anche i Dracula (Dràculesti, in romeno). In primi si appellarono al re d'Ungheria e ai nobili transilvani, i quali eano ben contenti di garantirsi la fedeltà e l'alleanza dei principi della Valacchia custodi dei passaggi nei Carpazi. I secondi erano aiutati dai Turchi, i quali disponevano di teste di ponte a nord del Danubio, fortezze inespugnabili che, accanto ai soldati regolari, albergavano bande d'irregolari <<razziatori e incendiari>> (akingis).

La grande aristocrazia del paese - i boiardi, che formavano la classe politica per eccellenza - si divideva anch'essa tra le due potenze vicine e rivali. Coloro che possedevano i domini vicino al Danubio tendevano a favorie i Turchi per paura di vedere i loro beni saccheggiati e distrutti. Gli altri, proprietari nella zona delle colline a sud dei Carpazi, erano in buoni rapporti commerciali con le città della Transilvania e sostenevano i principi nominati dal re d'Ungheria. Tuttavia, una volta insediato sul trono, un principe appoggiato dagli ottomani non poteva ignorare l'importanza delle reazioni di buon vicinato con la Transilvania e si affrettava a concludere trattati commerciali e amichevoli con le città sassoni di nBrasov e Sibiu.

Le difficoltà si presentavano allorché le bande di predoni turchi facevano razzie in Transilvania. In questi casi il principe valacco faceva spesso il doppio gioco, congiungendo le proprie forze a quelle dei Turchi ma avvisando segretamente i Transilvani delle intenzioni dei nemici. Inoltre, i sultani ottomani avevano preso l'abitudine di esigere degli ostaggi in graanzia dei giuramenti di fedeltà dei Valacchi. Uno o più figli del principe e dei principali boiardi del paese venivano quindi trattenuti ad Adrianopoli o a Brasov, più tardi a Instanbul, e venivano educati alla turca.

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sabato 23 luglio 2016

Mircea il Vecchio. Il pericolo ottomano. Da Dracula. Vlad III

Mircea il Vecchio


Mircea il Vecchio


Mircea è stato senza dubbio il più importante principe valacco del XV secolo, ma il suo regno fu costantemente minacciato dall'ascesa degli Ottomani nella penisola balcanica. Questi ultimi si erano affermati in Europa tra il 1347 e il 1354. Favoriti dalla debolezza degli stati balcanici e dall'afflusso dei ghazi, guerrieri della fede turchi dell'Asia minore, non tradarono a impossessarsi di territori enormi a scapito di Bizantini, Serbi e Bulgari. Nel 1389, dopo la vittoria di Kosovo, assoggettarono la maggior parte dello Stato serbo e, sette anni dopo, trasformarono la Bulgaria in provincia ottomana.

Nella stessa epoca una crociata supportata in special modo da Francesi e Borgognoni fallì miseramente a Nicopoli (1396). Gli orgogliosi cavalieri francesi avevano rifiutato con sdegno la proposta di Mircea il Vecchio di attaccare in prima linea, una proposta dovuta al fatto che egli conosceva bene i Turchi per averli affrontati più volte tra il 1394 e il 1395. La carica di artiglieria pesante francese, considerata invincibile, risultò inefficace davanti alle manovre della cavalleria leggera turca, che aveva sfondato le linee nemiche e preso la fuga.

Il pericolo Ottomano


Tamerlano


Nel 1402 Timur lenk (Tamerlano), il Khan mongolo dell'Asia, sconfisse l'esercito di Bayezid nella battaglia d'Angora (Ankara) e fece progioniero il sovrano ottomano. Il suo impero minacciava di disgregarsi ma la miopia politica dei Bizantini e degli altri popoli balcanici, unita alla real politik delle repubbliche marinare di Genova (grande alleata dei turchi) e di Venezia, lo tirò fuori dai guai. Dopo un decennio di guerre tra i figli di Bayezid, il trono venne occupato da Maometto I (1413 - 1421), il quale proseguiva la politica di conquista del padre. Nel 1417 il sultano prese le armi contro Mircea il Valacco che aveva aiutato i suoi avversari e si era impossessato della Dobrugia (Dobrudja) provincia situata tra il basso Danubio e il Mar nero. Mircea, sconfitto, dovette cedere la provincia e impegnarsi a pagare un tributo (Kharacht) agli Ottomani. Un anno più tardi il principe della Valacchia moriva dopo trentadue anni di regno, lasciando il trono al figlio coreggente Michele (Mihail).


Mihail

Nel 1417, la Valacchia pagò un tributo ai Turchi, il tributo permetteva di mantenere la pace con gli Ottomani. A quei tempi la dottrina dell'islam, quando si trattava di cristiani, conosceva solo paeesi conquistati oppure paesi (o territori) <<della guerra>>, cioè da conquistare. Con questi ultimi si potevano concludere solo tregue, non trattati di pace. I paesi tributari rappresentavano quindi una situazione intermedia e, agli occhi dei Turchi, di stasi. Finché l'intesa durò, i mercanti e i sudditi cristaini della Vlacchia ebbero il diritto di percorrere liberamente il vasto territorio ottomani, di comprare e vendere mercanzie pagando una tassa chiamata gumruk (dal latino commercium, passato poi al greco kommerkion) pari al due per cento del valore delle mercanzie, da versare una sola volta all'entrata e all'uscita dell'Impero.

Nel caso della Valacchia, una buona parte dei redditi del ntesoro principesco proveniva anche dalle tasse sulle merci in transito che circolavano tra l'impero ottomano e la Transilvania. Garantirsi la pace con i Turchi significava  quindi matenere aperte le vie del commercio internazionale. Quest'obbligo inoltre, non implicava nessuna situazione di dipendenza nei confornti del sultano. I più antichi trattati fra i Turchi e i Valacchi, andati perduti, includevano però una clausola di questo tenore: <<amici dei nostri amici e nemici dei nostri nemici>>.

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venerdì 22 luglio 2016

La dinastia dei Basarab. L'esilio come stile di vita. Dracula, Vlad III. Di Matei Cazacu

La dinastia dei Basarab


Basarab


Vlad Dracula nacque in una data compresa tra il 1429 - 1430 e il 1436, molto verosimilmente a Schassburg, l'odierna Sighisoara, una città tedesca situata al centro dell'attuale Romania, nella provicia della Transilvania. La città venne menzionata per la prima volta nel 1280 (Castrum Sex), poi nel 1298, apparve la prima forma Schassburg. Soprannominata <<la Norimberga Sassone>>, Sighisoara divenne famosa nel 2003 quando il ministero del Turismo romeno annunciò il progetto di creare una Draculaland nei suoi dintorni. Dopo numerose proteste il progetto venne abbandonato. La cittadella ha conservato le mura di cinta, le torri di guardia, le viuzze strette e le dimore del XV e XVI secolo.

La casa natale di dracula, una costruzione massiccia e priva di grazia, esiste ancora nella città vecchia (o città alta), come infatti attesta una targa affissa nel 1976. Prima di questa data la casa era nota soltanto perché tra il 1433 e il 1436 fungeva da Zecca, Gli studiosi sono abbastanza concordi nel ritenere che Vlad l'Impalatore sia nato durante l'esilio del padre in Transilvania. E' anche risaputo che tra il 1431 e il 1436 Vlad Dracul aveva come fonte di reddito il conio delle monete a Sighisoara... C'è dunque una forte probabilità che Vlad sia anto in questa casa, anche se ciò non basta a giustificare l'assenza, sulla targa commemorativa del 1976, di ogni elemento di dubbio.

Sappiamo comunque che nel 1442 suo fratello maggiore, Mircea, il primogenito, aveva tredici o quattordici anni. Poiché Mircea era nato nel 1428 - 1429, possiamo ragionevolmente dedurre che suo fratello non possa essere nato prima del 1429 - 1430. Inoltre, una volta salito sul trono della Valacchia, il padre menziona i figli <<nati primi>> in un documento datato 10 agosto 1437. Tutti questi elementi giocano a favore di Sighisoara.

Nel 1330, quando Basarab occupò la fortezza di severino sul Danubio, in Oltenia, il re gli ingiunse di cedergliela. Dinnanzi al rifiuto del principe valacco, Carlo Roberto intraprese una campagna militare e minacciò il vassallo <<pastore delle mie pecore>>, di trarlo per la barba fuori dalla sua tana. Quando il re invase la Valacchia con il suo esercito, l'abile Basarab negoziò un trattato di pace secondo cui rinunciava alla sua conquista e s'impegnava a pagare 7.000 marchi d'argeno di risarcimento, una somma considerevole poiché equivaleva a una tonnellata e mezzo d'argento, 74 chili d'oro e 21.000 fiorini d'oro. Questa promessa convinse il re d'Ungheia a far dietro front e a lasciare sul tronon l'irrequieto vassallo, non prima però di aver incendiato la sua residenza di Curtea de Arges, nelle colline dei Carpazi. In una gola di quegli stessi Carpazi, però, le truppe di Basarab attaccarono di sorpresa l'esercito ungherese che, accerchiato da ogni parte, subì pesanti perdite (9-11 novembre 1330). Il re dovette la propria salvezza al solo fatto di essersi scambiato l'armatura con quella di un vassallo.


Luigi I


I rapporti conflittuali tra i due stati continuarono sotto il regno del figlio e successore di Carlo Roberto. Luigi I il Grande (1342 - 1382). Il nuovo re intendeva imporre al vassallo gli obblighi derivanti dal diritto feudale occidentale; gli sforzi della controparte, invece, erano volti a manrenere un'ampia utonomia interna, anche a costo di pagare un tributo e rendere dei servigi (angarie) al suo signore. Alla morte di Basarab, nel 1352, gli successe il figlio Nicola Alessandro, il che provocò l'irritazione di Luigi I. Il re d'Ungheria riteneva di essere l'unico a poter nominare il voivoda della Valacchia, cosa che Nicola Alessandro, designato correggente al trono da suo padre ed eletto dalla nobiltà, rifiutava categoricamente. Accettava solo la conferma della scelta delle forze vive del paese.
Nicola Alessandro, nel 1359 chiese e ottenne dal patroarcato di Costantinopoli, l'altra grande fonte di legittimità dell'Europa meridionale, la creazione di una sede ecclesiastica in Valacchia. Il patriarca concesse al principe valacco il titolo di <<autocrate>>, di pari passo con l'innalzamento dello statuto della Chiesa del suo paese al rango di metropoli. In tal modo la Valacchia entrava definitivamente nell'area della cristianità orientale, o dell'ortodossia, e abbandonava ogni velleità di apartenere alla Chiesa cattolica, una scelta che avrebbe avuto conseguenze di grave portata. In quello stesso anno un altro principe romeno, fuggito dalla Transilvania del nord, scacciò il voivoda dalla Moldavia, fedele vassallo di Luigi I, e riuscì a stabilirsi sul trono nonostante la campagna militare organizzata contro di lui dal re.

Ogni volta che sul trono della Valacchia si avvicendava un nuovo principe, Luigi I e poi il suo genero e successore Sigismondo di Lussemburgo (1387 - 1437) espressero la pretesa di nominare i nuovi principi romeni, che ora portavano il titolo di <<voivoda e signore>>, dunque duca, capo dell'esercito e principe. Questa pretesa rimase lettera morta in occasione dell'elezione di Mircea il Vecchio (1386 - 1418), nonno di Vlad Dracula. Con la morte di Luigi I, infatti, una crisi legata alla sua successione colpiva ancora una volta l'Ungheria.

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giovedì 21 luglio 2016

Dracula. Vlad III. L'esilio come stile di vita. Una fortezza sull acqua. Di Matei Cazacu

L'ESILIO COME STILE DI VITA

<<Una fortezza sull'acqua>>


Sighisoara. Casa di Dracula


Vlad Dracula nacque in una data compresa tra il 1429 - 1430 e il 1436, molto verosimilmente a Schassburg, l'odierna Sighisoara, una città tedesca situata al centro dell'attuale Romania, nella provicia della Transilvania. La città venne menzionata per la prima volta nel 1280 (Castrum Sex), poi nel 1298, apparve la prima forma Schassburg. Soprannominata <<la Norimberga Sassone>>, Sighisoara divenne famosa nel 2003 quando il ministero del Turismo romeno annunciò il progetto di creare una Draculaland nei suoi dintorni. Dopo numerose proteste il progetto venne abbandonato. La cittadella ha conservato le mura di cinta, le torri di guardia, le viuzze strette e le dimore del XV e XVI secolo.


La casa na tale di dracula, una costruzione massiccia e priva di grazia, esiste ancora nella città vecchia (o città alta), come infatti attesta una targa affissa nel 1976. Prima di questa data la casa era nota soltanto perché tra il 1433 e il 1436 fungeva da Zecca, Gli studiosi sono abbastanza concordi nel ritenere che Vlad l'Impalatore sia nato durante l'esilio del padre in Transilvania. E' anche risaputo che tra il 1431 e il 1436 Vlad Dracul aveva come fonte di reddito il conio delle monete a Sighisoara... C'è dunque una forte probabilità che Vlad sia anto in questa casa, anche se ciò non basta a giustificare l'assenza, sulla targa commemorativa del 1976, di ogni elemento di dubbio.


Sighisoara

Sappiamo comunque che nel 1442 suo fratello maggiore, Mircea, il primogenito, aveva tredici o quattordici anni. Poiché Mircea era nato nel 1428 - 1429, possiamo ragionevolmente dedurre che suo fratello non possa essere nato prima del 1429 - 1430. Inoltre, una volta salito sul trono della Valacchia, il padre menziona i figli <<nati primi>> in un documento datato 10 agosto 1437. Tutti questi elementi giocano a favore di Sighisoara.

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mercoledì 20 luglio 2016

Dracula. Vlad III. Introduzione di Matei Cazacu

INTRODUZIONE


Mattia Corvino

Verso la metà di giugno del 1463, la cittadina di Wiener Neustadt, situata a cinquanta chilometri a sud di Vienna, resiednza perdiletta dell'imperatore Federico III d'Asburgo (1440-1493), si ritornò al centro dell'attenzione di tutta l'Europa. Una delegazione ungherese formata da tremila cavalieri, un vero piccolo esercito, si presentò per concludere la pace tra l'imperatore e il suo più coriaceo avversario, il giovane re d'Ungheria Mattia Corvino. La guerra fra i due sovrani imperversava da cinque anni. La posta in gioco era la corona d'Ungheria. Alla morte di Ladislao il Postumo (1457), Federico III, suo tutore, si era fatto proclamare re d'Ungheria dai grandi del regno desiderosi di mantenere il loro paese nell'Impero: ciò a dispetto del fatto che un'altra parte della nobiltà ungherese avesse già eletto come <<re nazionale>> un giovane di quindici anni, Mattia, figlio dell'ex governatore Giovanni Hunydai. A quell'epoca Federico III era in guerra con il re di Boemia Giorgio Podebrad, accusato di simpatizzare  per gli eretici hussiti. La strategia dell'imperatore consisteva nel mantenere sotto la propria tutela i due regni situati l'uno di fronte all'altro, ricchi di giacimenti minerari d'oro e d'argento, mentre i due re, forti dell'appoggio della propria nobiltà e della propria borghesia, rifiutavano questa soluzione che aveva l'effetto di drenare le risorse dei loro paesi nella casse del tesoro imperiale.

Il giovane Mattia, nobile per nascita, discendeva da parte di padre dalla piccola nobiltà valacca (romena) di Transilvania, la più ricca delle provincie ungheresi ma anche la più esposta ai pericoli esterni. Suo padre, Giovanni Hunydai, era nato Iancu (Ianko) di Hunedoara; aveva imparato il mestiere delle armi al servizio del duca Filippo Maria Visconti e, grazie al matrimonio con una nobile ungherese, era asceso al potere diventando reggente del regno e voivoda (governatore) della Transilvania durante la minore età di Ladislao il Postumo (1444-1458).

Giovanni Hunydai aveva difeso il paese contro gli Ottomani, portando anche la guerra sul loro territorio. Volta a volta vincitore e vinto di una lotta incessante durata oltre quattordici anni, morì da eroe difendendo, con Giovanni da Capistrano, la fortezza di Belgrado - all'epoca ungherese - dagli assalti di Maometto III il Conquistatore (1456). Lasciò due figli: il primogenito, accusato di complottare contro il suo sovrano: fu fatto decapitare dal re Ladislao. Mattia dovette invece la salvezza alla sua giovane età.


Giovanni Hunydai

Mattia venne proclamato re dai partigiani dello zio materno e dai suoi alleati. Tuttavia, per godere appieno della totale legittimità regale, aveva bisogno della Santa Corona ungherese, detenuta dall'imperatore. Questa corona era un simblo forte per il popolo ungherese. Ornata di due diademi, il primo inviato dal papa Silvestro II nell'anno Mille al primo re cristiano d'Ungheria, il secondo dall'imperatore di Bisanzio in data più tarda, la corona era il simbolo dell'unità del paese e non poteva essere sostituita da nessun' altra.

Scoppiò la guerra, nonostante gli appelli alla pace da parte del papa Pio II (Enea Silvio Piccolomini) che necessitava di soldati per lan crociata indetta contro i turchi nel 1459. Infine, dopo cinque anni di lotta sterile, di negoziati e di intrighi, i belligeranti s'incontravano per concluedere la pace. L'accordo prevedeva che l'imperatore ricevesse 80.000 ducati d'oro per il riscatto della corona, che Mattia desse prova della massima deferenza considerandolo come un <<padre>>, che i due sovrani s'impegnassero a rimanere alleati contro i rispettivi nemici e, soprattutto, che la corona tornasse nelle mani dell'imperatore se il re d'Ungheria fosse morto senza eredi legittimi.

Il fratello stesso dell'imperatore Alberto d'Asburgo, duca d'Austria, faceva parte dei cospiratori, tagliava le linee di comunicazione e incitava ai saccheggi intorno alle residenze di Wiener Neustadte di Eedenburg, rendendole ancora più insicure. Persino l'imperatrice, Eleonora del Portogallo, venne depredata da un signorotto che le avrebbe rubato le camicie in puro lino! Malgrado questa situazione instabile, Federico protrasse i negoziati adducendo sempre nuove richieste. Ci volle l'intervento energico dei rappresentanti del papa, Rodolfo di Rudersheim, priore di Freising, e Domenico dè Domenichi di Lucca, arcivescovo di Torcello, affinché il trattato venisse suggellato il 19 e il 20 luglion 1463, il denaro fosse versato e la corona finalmente ceduta a Mattia Corvino.

Dracula era il soprannome del principe della Valacchia Vlad III un vassallo di Mattia Corvino, che nel 1462 quest'ultimo aveva fatto arrestare e rinchiudere in una fortezza sul Danubio. L'origine del soprannome è tuttora discussa. Per la maggior parte dei ricercatori starebbe a indicare l'ppartenenza del padre, Vlad Dracul, all'ordine del Dragone (Societas draconistrorum), fondato nel 1408 dall'imperatore Sigismondo di Lussemburgo quand'era soltanto re d'Ungheria. Poiché dal latino draco deriva il romeno drac, con il significato di <<diavolo>>, Dracul sarebbe quindi <<il diavolo>>, e Dracula (nella forma popolare Dràculea) <<figlio del diavolo>>. Secondo altri studiosi, invece, il soprannome Dracul, diavolo, andrebbe piuttosto inteso conn un significato vicino a quello dell'espressione <<diavolo d'un uomo>>.


Vlad III. Il pranzo sotto ai pali

Era un tiranno, che superava dib crudeltà Erode, Nerone e Diocleziano, come anche ogni altro tiranno e torturatore mai esistito. Lo spurio elenco dei dolori e delle torture inflitti da Dracula ai suoi sudditi, ma anche ad altre persone - <<pagani, ebrei, cristiani>>, turchi, ebrei, turchi, tedeschi, italiani, zingari - non poteva lasciar indifferente nessun lettore. E, primo fra tutti, il su supplizio preferito, il palo. probabilmente di orgine assira, questa torutra era stata <<perfezionata>> con l'utilizzo di pali non più acuminati, che uccidevano rapidamente i pacients, ma arrotondati e spalmati di grasso per prolungare il supplizio. Introdotto attraverso i retto, il palo, sul quale poggiava tutto il peso del corpo della vittima, si apriva un varco senza ledere vitali e usciva dalla bocca senza provocare la morte. L'infelice, esposto in tal modo, moriva di sete entro due o tre giorni, con gli occhi divorati dai corvi ma ancora in possesso delle sue facoltà. L'autore racconta come Dracula avesse piantato un a foresta di pali lunga tre chilometri e larga più di un cholometro proprio sotto le finestre del suo palazzo, al fine di poter ammirare a piacimento gli spasimi delle vittime. Ai gran signori e pascià turchi <<erano riservati>> pali pù alti della media e interamente dorati! Si aggiungeva che spesso il principe amava consumare i pasti a un tavolo situato all'ombra dei pali, da dove conversava con i <<convitati>> e brindava alla loro salute.


Impalamento

Impalatore di uomini: donne e bambini a migliaia (a volte donne con in braccio il loro neonato), ai quali vanno aggiunti 25.000 turchi, uno zigano bollito in un calderone che la sua tribù aveva dovuto mangiarsi; una concubina del principe, incinta, sventrata affinché egli potesse vedere dove si trovava il frutto del proprio seme; un bachetto durante il quale Dracula aveva fatto servire ai nobili i gamberi nutriti con il cervello dei loro parenti e amici; morte sul rogo per tutti i mendicanti e gli storpi del paese; madri costrette a mangiare i loro figli arrostiti; mariti obbligati a fare lo stesso con i seni tagliati delle mogli. Il cinismmo e il sarcasmo di Dracula nei confronti delle sue vittime rendevano queste atrocità ancor più intollerabili. Quando urlavano sotto tortura, Dracula esclamava: <<Udite che piacevole passatempo, che diletto!>>. Oppure, davanti allo spettacolo degli impalati che si controcevano: <<Oh! Come ti agiti bene, che abilità, che ritmo!>>. Ai poveri e ai mendicanti che fece bruciare in due grandi capannoni disse di volerli aiutare a raggiungere al più presto il paradiso, affinché smettessero di soffrire sulla terra.

Mattia Corvino il quale, preoccupato per le lamentele delle vittime e dei loro parenti, fece attraversare il suo vassallo e metterlo ai ceppi. Il primo testo, probabilmente in latino, fu inviato al papa, a Venezia e ad altri principi. E' ancora conservato, tradotto in tedesco, in quattro copie manoscritte indipendenti ed è stato inserito in molte opere dell'epoca.

L'opuscolo del 1463, realizzato probabilmente a Vienna da uno stampatore itinerante (forse Ubrich Ham), venne copiato, adattato e poi ristampato tra il 1488 e il 1566 nelle principali città tedesche, a Lipsia e Amburgo fino a Strasburgo e Norimberga. Tutti gli esemplari contengono un ritratto di Dracula o una scena della sua vita (il pranzo sotto i pali). nel frattempo, dall'altra parte dell'Europa, una versione russa indipendente iniziò a circolare a partire dal 1486: non venne mai stampata, per quanto ci è dato sapere, ma ebbe almeno ventidue copie manoscritte. Dracula venne presentato come un sovrano severo ma giusto e colto. In qualche modo un modello per Ivan il terribile, che dovette leggere il racconto con profitto poiché imitò alcune delle torture elaborate dal principe romeno.
Paradossalmente, nel suo paese d'origine, la Valacchia, oggi parte meridionale della Romania, il ricordo delle gesta di Dracula andò perduto nel corso dei secoli. Anche la cronaca ufficiale della Valachia, redatta nel XVI secolo e rimaneggiata nel secolo seguente, si limitò solo a menzionare il principe sanguinario. Sussistevano se mai dei racconti (sconosciuti nelle versioni latine, tedesche e russe) riguardanti il suo castello nei Carpazi meridionali (castello di Poienari). I contadini dei sette villaggi dei dintorni godevano di importanti privilegi fiscali in cambio della guardia e della manutenzione di quel <<nido d'acquila>> situato al confine con la Transilvania. Il ricordo del principe siè tramandato fino ai nostri giorni grazie alla fortezza che colpèiva l'immaginazione e manteneva vivo il ricordo del suo fondatore.

Quando gli studiosi romeni moderni scoprirono a loro volta questi testi, si trovarono davanti a un dilemma: pur essendo estremamente crudele, quel principe aveva dato prova di un coraggio eccezionale di fronte all'esercito di Maometto II il Conquistatore. Di eroi del genere ce n'erano stati pochi, nel passato romeno. Che fare? Come conciliare i due volti del personaggio? Alla fine, dopo molte esitazioni, Dracula - o meglio Vlad l'Impalatore - venne inserito tra gli eroi nazionali che avevano difeso l'indipendenza della Romania, diventata Stato Nazionale nel 1918 attraverso l'unione della Valacchia e della Moldavia con la Transilvania. Nel 1976 Nicolae Ceausescu celebrò anche il cinquecentesimo anniversari della morte di Vlad III.

Un'altra preoccupazione sarebbe andata però ad aggiungersi a quelle che già avvelenavano la vita dell' ex dittatore. Nel 1972 due storici americani, Radu R. Florescu e Raymond T, Mc Nally, avevano pubblicato a Boston In Search of Dracula, un'opera che collegava il personaggio storico (ancora sconosciuto in Occidente) al padre di tutti i vampiri moderni. Immortalato, se così si può dire dallo scrittore irlandese Bram Stoker nel 1897, il vampiro dracula, conte dei Carpazi, aveva conquistato da tempo l'Ompero britannico e il mondo intero, invaso le biblioteche, le scene dei teatri e i palcoscenici di Hollywood. Portato sullo schermo da Bela Lugosi (peraltro originario della Transilvania) da Lon Chaney jr. da Christopher Lee e più recentemente da Gary Oldman nel film fi Francis Ford Coppola, il vampiro metteva decisamente in ombra - anche se i vampiri di ombra non ne fanno! - Vlad l'Impalatore.


Dracula. Gary Oldman


Dracula. Christopher Lee

Queste credenze sono invece esisite ed esistono tuttora in romania, come ha dimostrato Ioana Andreesco nel suo libro Où sont passés les vampires? Così come sono esistite nei Balcani e nella Grecia insulare, in Ungheria e in Slovacchia, in Boemia, in Moravia, in Ucraina e in Russia. Fu da questo terreno fertile che Bram Stoker attinse la sua figura del vampiro. Ne fece, per primo, un aristocratico orienrtale dal cognome storico, reincarnazione, affermava, del valoroso principe del XV secolo, il quale, a dire il vero non aveva bisogno di questa nuova trasformazione per mettere paura. A partire dal XVIII secolo il vampirismo incominciò ad interessare gli occidentali, perché s'inseriva nel dibattito più ampio riguardante i segni esteriori della morte, la morte apparente, la morte imperfetta e le questioni inerenti alla sepoltura all'esterno delle città. E anche la necessità del certificato medico di decesso per il quale si sono adoperati studiosi francesi come l'anatomista Jacques - Bénigne Winlow (1996-1740) e il suo discepolo Jean Jacques Bruhier d'Ablaincourt (1685-1756), la cui pera è stata restituita con talento ed erudizione da Claudio Milanesi.


Maometto II

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lunedì 18 luglio 2016

Bram Stoker's Dracula - Official® Trailer [HD]

Dracula. Di Matei Cazacu


Vlad III

PREFAZIONE

La storia di questo libro inizia circa quarant'anni fa.. Quand'ero studente all'università di Bucarest sostenni una tesi intitolata Vlad l'Impalatore. Monografia storica (1969). L'idea che può sembrare strana, mi era stata suggerita dal professor Constantin G. Guresco (1901-1977) - il più famoso storico romeno dell'epoca - che seguiva anche il lavoro di un americano di origine romena, Radu R. Florescu, vincitore di una borsa di studio Ilubrigt a Bucarest. Costituimmo così un gruppo che si lanciò con entusiasmo sulle orme di Dracula, sia il principe medievale noto con il soprannome di <<Impalatore>>, sia il vampiro transilvano di Bram Stoker. Questo lato più cupo dell'indagine era peraltro la specialità di un collega di Florescu, Raymond T. Mc Nally . Con George D. Florescu, lo zio romeno di Radu, e Mihai Pop, direttore dell'istituto di etnografia e Folklore di Bucarest, percorremmo la Romania in lungo e in largo seguendo le tracce del nostro <<eroe>>. I castelli, i monasteri, le chiese abbandonate, i villaggi sperduti dei Carpazi o le città tedesche della Transilvania per noi non serbavano più nessun segreto.


Bram Stoker


Non appena giunti al castello, Mc Nally fu colto da un attacco e si ritrovò supino, a terra, incapace di proseguire. Io allora, con umorismo, agitai lo spettro della <<maledizione>> di Dracula davanti a Florescu, un antenato del quale Vintilà, gran boiardo del XV secolo, era passato nel 1468 dalla parte dei nemici dell'Impalatore, esattamente cinquecento anni prima delle nostre gite dei Carpazi.. Questa presunta maledizione aveva molto impressionato Florescu, che in occasione delle spedizioni si armava sempre di una piccola icona. In quello stesso periodo un'amica mi confessò che da piccola era solita pregare davanti al quadro di Vlad III come fosse quello di un santo... Devo forse vedere in questo santo sui generis il protettore che mi permise di sfuggire alla curiosità della terribile Securitate ero infatti diventato il massimo esperto dell'argomento e il ministero romeno del turismo mi aveva incaricato di scrivere il testo per le guide del Dracula Tour che veniva proposto ai turisti occidentali.
Una volta mi è successo di captare <<l'ostilità>> di Dracula. Accadde nel 1992 a Parigi. Ero stato invitato alla proiezione privata del film Dracula di Francis Ford Coppola in un cinema parigino. Mia moglie e io, usciti sotto un bel sole, ci ritrovammo improvvisamente a poche centinaia di metri dal luogo di destinazione, sotto un temporale fortissimo, che sembrava volerci impedire di andare avanti. La nostra emozione fu ancora più grande quando, poco dopo, vedemmo la stessa scena sul grande schermo: una tempesta suscitata da Dracula contro i cacciatori di vampiri.

Nel 1972, Florescu e mc Nally diedero alle stampe In cerca di Dracula, uscito poi in varie lingue. Vi trovai alcune mie idee e fui felice della loro diffusione mondiale. Nel frattempo avevo lasciato la Romania e avevo iniziato i miei studi parigini all'école nationale des chartes. Dracula era lontano. O così credetti finché il professor Henri Jean Martin mi propose di farne il soggetto della mia tesi. Mi limitai ai racconti del XV secolo in tedesco, latino, slavone, russo e greco, dei quali sviluppai poi l'argomento per sostenere la tesi del dottorato (1979). Al momento della pubblicazione nella collana dell'école pratique des Hauetes Etudes, mi venne chiesto di ridurla alla metà. Nel 1988 uscì dunque L'Histoire du prince Dracula en Europe centrale et orientale (XV siècle), che per forza di cose trattava l'argomento da un punto di vista ristretto.

Nel 1989 la rivoluzione romena rovesciò Ceausescu. Pensavo che la ritrovata libertà d'espressione avrebbe invogliato gli storici romeni ad affrontare il tema delicato della figura di Dracula. Nuova delusione, i miei colleghi orientavano le loro ricerche sulla storia degli ultimi cent'anni; che era stata occultata o falsificata dai comunisti. Covavo la mia frustrazione senza mai decidermi a scrivere, quand'ecco che l'incoraggiamento venne ancora una volta dell'esterno: mi fu proposto di consegnare il frutto delle mie scoperte in una prima vera biografia di Dracula. Accettai con entusiasmo pronto ad affrontare questo compito sapendo di poter contare sui quarant'anni di ricerche, riflessioni e soprattutto passione.

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