lunedì 27 novembre 2017

Luigi XIV. Il Re Sole. Il figlio del temporale

Il re sole. Luigi XIV

Il figlio del temporale 


Luigi XIV


Luigi XIV. Samuel Theis




Piove troppo. Si può dormire con la regina. 
Luigi XIII

I due uomini più potenti di Francia sono uno di fronte all'altro nel gabinetto di lavoro del re. Il cardinale è avviluppato nel suo manto rosso, ha il volto intenso e scavato, le mani affusolate e ben curate. In questa fine di lugio del 1637 Armand du Plessis, duca di Richelieu, è tormentato dalle angosce per la Guerra dei Trent'anni. Davanti a lui è il suo re: Luigi XIII, di umore mutevole ma dignitoso, pieno di coraggio e plasmato dal senso del dovere, nobile ma privo di quella grazia solenne e di quella magianimità olimpica che caratterizzeranno Luigi XIV. Luigi XIII è sans penache, senza pennacchio, per nulla esibizionista, carico di orgogliosa sicurezza, come dicono i francesi. 

La regina Anna d'Austria si reca troppo spesso nell'abbazia di Val-de-Grace, in rue Saint-Jacques. L'ha acquistata molto tempo fa, il 16 maggio 1621, e vi ha sistemato le suore benedettine a lei fedeli, provenienti dal convento di Val-Profond. Sono le reverende madri di Val-de-Grace de Notre-Dame de la Crèche. La sovrana, quando si ritira nel conventom si rifugia in un appartamento d'angolo il cui ingresso è vigilato da un pellicano in pietra. Là dimentica l'Europa lacerata dalla guerra, s'infiamma a leggere le pagine cariche di sensualità mistica di Santa Teresa d'Avila, ma soprattutto cospira. 
Dopo aver pregato, infatti, scrive in libertà fasci di lettere alla sua famiglia, i reali di Spagna, ma anche alle altre corti d'Europa con le quali intrattiene unaa trama di corrispondenze mirata alla congiura. La badessa, madre Saint-Etienne, nata Luoise de Milly, è della Franca Contea, suddita spagnola. Anna d'Austria è doppiaamente sua sovrana, dunque, in quanto spagnola e in quanto regina di Francia, Louise le fa da <<buca delle lettere>>.

Incaricato di farle arrivare a destinazione è il trentaquattrenne Pierre de la Porte, portamantello della regina, cioè cameriere scelto, originario dell'Angiò. La Porte è l'uomo più fidato su cui può contare la sovrana; le è devotissimo. E' l'unico al corrente della cifra utilizzata per rendere incomprensibili i messaggi. E' lui che da quattro anni, dal 1633 copia le lettere, le sigilla, le porta la segretario dell'ambasciata inglese che le fa uscire dalla Francia. 

Nella più recente, Anna ha messo sull'avviso gli spagnoli contro l'arrivo di un monaco una spia che Richelieu ha mandato a Madrid per raccogliere informazioni. Francia e Spagna sono nel pieno di una dura guerra. Perciò i rapporti epistolari di Anna rappresentano un alto tradimento, un'intelligenza coplevole con il nemico. 

La Porte viene arrestato e gli vengono sequestrate molte carte. E' il 12 agosto 1637. Tre giorni dopo, festa dell'Assunzione, il cancelliere Pierre Séguier, accompagnato sall'arcivescovo di Parigi, si presenta al convento di Val-de-Grace con la Polizia. 


Luigi XIII


Anna nega ogni colpa e giura sull'ostia sacra che non ha scritto ai suoi parenti né ha complottato contro il cardinale. E' un folle spergiuro. Rendendosi conto di perdere terreno la sovrana ammette alcune colpe veniali per distogliere, l'attenzione dappe più gravi. Ma ora il vero rischio per lei è che, in carcere, La Porte rilasci dichiarazioni che la contraddicano. Bidogna fargli sapere quel che ha detto laa sua padrona. 
In aiuto di Anna arriva una sua grande amica: Marie de Hautefort, una splendida ventunenne. 
Rimasta orfana da bambina, Marie era stata allevata dalla noonna, la dama di compagnia prediletta della regina madre, Maria dé Medici, moglie fiorentina di Enrico IV. Nel 1631, a quandici anni Marie, giovane dalla bellezza abbagliante e dal carattere forte, si mise al servizio della regina, ma soprattutto incantò suo figlio Luigi, il re, un trentenne casto o addirittura tendenzialmente omosessuale. 

Luigi era malinconico di natura, aveva bisogno di un'amica più che d'un amante, annoiava le donne. Allora Maria curiosamente si era legata molto alla regina, che sulle prime l'aveva guardata con gelosia ma ben presto aveva provato a sua volta simpatia per quell'intrepida, esuberante amazzone. Così il re nel 1635 si era innamorato di un'altra bella ragazza di corte: Louise-Angélique de La Fayette e dunque Marie si era sentita libera di tuffarsi nelle trame della regina, giocando a essere amica di Anna e della sua anima nera, laa splendida e intrigante Marie de Rohan, duchessa di Chevreuse, detta <<la Chevrette>>, la Capretta. 

Marie, si traveste da cavaliere, riesce a entrare nella Bastiglia e si mete in contatto con un prigioniero di riguardo: il cavaliere Français de Rochechouart, commendatore di Jarsm che è un fiero nemico del cardinale. Gli consegna una lettera in cui sono riportate le confessioni di Anna. 

Neanche la tortura lo condurrà a dire cose diverse da quelle della sovrana. La regina si umilia, ma proclama la propria innoocenza Luigi è dubbioso e la perdona. Graziie alla copertura del fido servitore, la spagnola è salva. Richelieu però, sa benissimo che la sovrana è una spergiura e che cospira con i nemico della Francia in piena guuerra. 

In ventidue anni di matimonio - quando la sposò aveva quattordici anni - la sorella di Filippo IV, re di Spagna, non era riuscita a dargli un erede. E i due non si amavani per niente. La regina non era amata neppure dal popolo, la sua influenza e il suo prestigi erano minimi. Un processo infamante per il complotto le avrebbe fatto cadere la corona di testa e l'avrebbe relegata per sempre nell'ombra di un monastero. 

Certo lo influenza molto il cardinale, che ha interesse nella loro riconciliazione. Riavvicinare Luigi ad Anna significa per Richelieu stendere la mano al <<partito spagnolo>>, che è quello della regina, innamorata del proprio paese d'origine. La svolta è pericolosa, ma il cardinale non ha scelta. Se re e regina divorziano non avranno mai un Delfino e la continuità della monarchiaa di Francia sarà interrotta. Abile stratega, Richelieu coltiva un cupo odio per la sovrana, che ha respinto il suo amore, ma decide di salvarla per non naufragare il suo maestoso progetto si Stato.


Anna d'Austria


Con passione e abilità periva la causa della grande peccatrice davanti al re. Luigi acconsente a peredonarla: <<Ma sarà l'ultima volta>>. Per suggellare la propria clemenza promulga addirittura un atto solenne. E per mostrare al popolo che tra loro regna buon armonia, va a trascorrere con lei dieci giorni a Fontainbleu. Il finto idillio è rinforzato da molte buone notizie: vittoria dell'esercito francese a Laeucate di Linguadoca e La Capelle nell'Harmant, e quelle degli alleati svedesi in Olanda. 

Anna sa leggere nel cuore dell'odiato consorte, e vede crescere lo spettro del ripudio e l'icubo del monastero. Persino il Papa Gregorio XV, Alessandro Ludovisi, fondatore dellaa congregazione <<de propaganda fide>> per promuovere l'azione missionaria della Chiesa cattolica nel mondo, è intervenuto nel loro ménage, li ha redarguiti e ha intimato loro di fare un figlio. Ma tutto è stato inutile: Anna non ci è riuscita. Ha provocato un primo aborto nel 1622 con imperdonabile leggerezza. Correva spensieratamente per le gallerie del Louvre, inseguendo la perfida istigatrice di tutti gli intrighi, Madame de Chevreuse: è caduta come una ragazzina dispettosa e ha perso il bambino. Un'altra gravidanza si rivelerà sfortunata nel 1630.

Madame de Chevreuse è stata la mente di tutti i suoi disgustosi complotti. Anna sogna di rimanere vedova per poter assumere il titolo di reggente al fianco del fratello di Luigi, il principe Gastone d'orléans, chiamato <<Monsieur>>.
Ma il sovrano adesso si distrae con Louise de La Fayette. E' il suo <<angelo>>. il suo <<giglio>>. Se ne invaghisce nel marzo 1635 quando lei ha diciannove anni. Dama di compagnia di Anna, questa giovanetta scontrosa e poco socievole, con la sua sconvolgente bellezza bruna ha turbato Luigi. E a poco a poco sloggia dal suo cuore l'altezzosa, petulante Marie de Hautefort, una bellezza sportiva, oggi diremmo <<casual>>. Louise canta bene, balla con stile, la sua indole felice e solare ha sedotto il re. Luigi non s'innamore facilmente specie delle donne, ma quella dolcezza bruna lo ha stregato. 

Richelieu teme gli intrighi di Marie e di conseguenza getta il suo signore nelle braccia di Louise, che è una ragazza saggia, dolce e sottomessa, pia e casta, capace di ascoltare con attenzione le interminabili confidenze del re, che la mette a parte di tutti i suoi cupi umori. 

Luigi XIII è più che mai posseduto dall'immagine di Louise. Soltanto il cielo, è degno di accogliere tanta perfezione. E la supplica: <<Vi porterò a Versailles, esigo che siate completamente mia>>. Al che la vergine spaventata si fa un gran segno di croce.
Luigi si è pentito. Tetra psicologia di mistico, ora vuol espiare il terribile peccato di desiderio che lo ha ossessionato. Per cui accetta il supremo sacrificio: Louise, per sua volontà, si rinchiuderà in un monastero. 

La ragazza, il 19 maggio 1637, si rifugia nel convento delle Figlie della Visitazione, le visitandine, di Sainte-Marie in rue Saint-Antoine a Parigi. E' un ordine fondato da Jeanne-Françoise de Chantal, nonna della marchesa Marie de Rabutin-Chantal, Madame de Sévigné. Il re piange e rimane a letto spossato per cinque giorni. Ma la decisione della pia bellezza è irrevocabile. La novizia non ha ancora compiuto vent'anni. 

L'autunno del 1637 è carico di scontento. Dentro il Louvre Anna d'Austria vegeta murata nella sua solitudine. Sa che il suo destino è profondamente incerto. A Versailles il re non è meno cupo. Si tortura tra mille dubbi e, pur essendo giovane, è tormentato da molti mali fisici che i medici di corte curano con abilità. 
Nel pomeriggio del 5 dicembre, stremato da una giornata di emicranie e furori, decide improvvisamente di consolarsi facendo visita alla sua bella suora. Si sposta da Versailles a Parigi, dove ci sono sia Louise sia la regina, ma non certo per vedere la moglie. Ha avvisato i principi di Condé che passerà da loro a dormire nella tenuta di Saint-Maur, dodici chilometri a sud-est di Parigi. E, secondo l'uso dell'epoca, poiché l'ospite deve servirsi solo dei propri oggetti, si fa precedere nella villa degli amici dal suo letto con le sue lenzuola, dai mobili e dagli arredi della sua stanza, dalle stoviglie della sua tavola e persino dalla sua servitù. 


Armand-Jean du Plessis de Richelieu


Luigi XIII avanza nell'oscurità del convento. E' un bell'uomo, ha il viso lungo, gli occhi scuri e <<il labbro austriaco>> degli Asburgo che gli viene dalla nonna meterna. Giovanna d'Austria. Con i baffi fieri e il pizzetto, sembra un moschettiere. Ha trentasei anni e l'aria autorevole, ma anche stanca e infelice. E'solito confidare tutto al suo gran ministro, Richelieu, ma non gli racconta queste visite. Il cardinale, ovviamente, ne è informato lo stesso e disapprova l'intimità del sovrano con la noovizia; per dii più sa che lei gli è ferocemente ostile.

Dall'altro lato dell'inferriata appare la giovane donna. Ha gli occhi azzurri di cielo e le s'intravvedono i capelli castani scuri tagliati corti. Il re si avvicina al divisorio e comincia a parlare rapidamente, con inattesa dolcezza. 
A distanza rispettosa attendono i gentiluomini del seguito. Sanno cosa dice il loro signore ma si impongono di rimanere fuori dalla portata delle voci dei due interlocutori. La grata di un parlatorio non può fermare in alcun modo un <<figlio di Francia>>. Il re potrebbe passare di là e sedersi accanto a Louise. Ma è un uomo assai pio e timorato e si rifiuta di sfruttare il privilegio che gli consentirebbe di valicare quella barriera. Preferisce rimanere dall'altra parte e rivolgersi alla religiosa a voce bassa, con compunto rispetto. 

A Louise, Luigi confida tutto: paure, ansie, tormenti, crucci a volte puerili. Anche la novizia parla molto e introduce argomenti che le stanno a cuore. Lo prega di essere più dolce verso la regina, di darle lo stesso affetto che vorrebbe dare a lei. La sovrana merita la sua fiducia, dice la bella Louise: Richelieu no. La timida giovane si assentra nei meandri della politica estera: il re ripudi quella del cardinale, rinneghi l'Olanda protestante e i principi tedeschi; faccia pace con la cattolica casa d'Austria, richiami dall'esilio sua madre. La politica di Louise coincide con la moralità cattolica del convento. 

Mentre le ore fuggivano come grani del rosario; è scoppiato un violento temporale: torrenti di pioggia spazzano le strade di Parigi, dai vicoli ancora medievali; il vento soffia sulle lanterne e le spegne; il nevischio turbina nell'aria. Il capitano delle guardie François de Cominges, conte di Guitout, che guida la scorta del re, è stato in guerra con lui a Susa nel 1629. Ma soprattutto è uno dei pochi devoti della regina. E' preoccupato per i reumatismi; i suoi e quelli di Luigi, che soffre normalmente di reumi, gotta e insonnia. Una lunga galoppata sotto quell'acquazzone gli provocherà la febbre. 

La sovrana accoglie il marito con il più luminoso dei sorrisi. Anna d'Austria ha trentasette anni, è bella, alta, di forme piene. Ha le mani più bianche e più belle d'Europa. 
E' vero che lei di solito segue l'uso spagnolo: si mette a tavola alle dieci o alle undici: mentre il re alla francese, lo fa alle sette o alle otto. Ma quella notte Anna ordina la cena presto, per due.  
Consumano insieme le vivande. i cortigiani sbalorditi non ricordano da anni tanta cordialità tra i due coniugi. Non si vedono da settimane e il re non ha voglia di parlare. L'atmosfera però è serena: Luigi mangia poco ma trova il cibo squisito; Anna fa onore alla sua reputazione di buona forchetta ed è commossa dalle attenzioni del consorte. 
Da sette anni, come dicono le malelingue di corte e riportano i memorialisti, cioè dall'ultimo aborto del 1630 e dai mesi tempestosi che sono seguiti, non dormono insieme, e la regina ha sempre sofferto perché non riesce ad avere un figlio. E ora è arrivato il momento di riposare, ma, come Luigi prevedeva, per lui non c'è né camera né giaciglio; così si mette un secondo guanciale nel gran letto matrimoniale della regina, l'unico ampio e confortevole in quel palazzo plumbeo dalle sale gelate. 

Con gesti impacciati Luigi indossa il camicione da notte e calza un paio di pantofole azzurre. Il primo cameriere lo ha preceduto nella stanza dove Anna riposa, reggendo una fiaccola che fa riverberare sulle pareti spettrali una luce carica di auspici. 
E così a Parigi, quella notte del 5 dicembre del 1637, a causa di un temporale, delle premure di una novizia e dell'astuta insistenza di un soldato, il re e la regina dormirono insieme e diedero vita al figlio che sarà il Sole. 

Il buon padre Griffet, nel 1768, scrivendo la sua Histoire du règne de Luois XIII, roi de France et de Navarre, annotava: <<Da tutti i monasteri in quell'ora si levarono preghiere>>.
Il re si trattiene al Louvre fino all'alba. Anna d'Austria si alza qualche ora più tardi e riceve il superiore dei francescani, esultante: <<Un umile frate del nostro ordine ha appena ricevuto dal cielo un segno che una grazia, e la più attesa, è stata accordata da Dio ai francesi>>. 
Il 20 gennaio 1638, la <<Gazette>> di Théophraste Ranaudot, uno dei primi giornali importanti d'Europa, sostenitore della politica di Richelieu, dà la favolosa notizia: la regina, dopo ventiduue anni di matrimonio è incinta! E sarà la volta buona. 

E' un fulmine a ciel sereno. Principi e grandi del regno si precipitano al castello di Saint-Germanin-en-Laye per presentare le proprie felicitzioni alle loro maestà. Tutti ostentano gioia, ma molti nascondono stupore e stizza. Il più scornato è <<Monisieur>> il fratello di Luigi che aveva sperato seriamente di arrivare al trono. il suo sorriso forzato somiglia a una smorfia cadaverica. 
Scrive la <<Gazette>> in data 30 gennaio 1638.
Tutti i principi, signori e popolo sono venuti a congratularsi con le loro Maestà a Saint-Germain per le loro speranze di un lieto evento del quale, con l'aiuto di Dio, vi daremo notizia presto. 

All'assai sbandierata esultanza della nazione non corrisponde alcun moto di commozione o alcun gesto di tenerezza fra i due sposi. Si direbbe anzi che sulla testa di Anna si addensino nubi ancora più minacciose. 
Marie de Hautefort, che le è profondamente devota, trema di paura. Sa che la gravidanza sarà assai diffciile e moltiplica gli sforzi per tenere l'amata regina al riparo da ogni tempesta. Le è ben noto che il re è sempre molto sensibile alla sua bellezza e al suo spirito vibrante, spavaldo di donna del Périgord. 
La dea dell'amore della Francia è sempre lei, per unanime riconoscimento popolare. Lo dice persino una poesia:
Hautefort la meraviglia
di Luigi
tutti i sensi risveglia
quando sulla bocca vermiglia 
le compare un sorriso. 

Luigi quando la trova, non manca mai di affliggerla con tediosissimi racconti di caccia. Marie pensa al bene che può venirne ad Anna e si adatta a quella noia mortale. Il suo sacrificio è però vano. 
A tre mesi dal concepimento Luigi e Anna si sono rimessi a litigare. I gentiluomini, le donne e i servitori assistono allibiti a quella doccia scozzese: teneri baci, complimenti, civetterie e giochi di società sono seguiti all'improvviso da insulti immotivati, scenate, rimbrotti e confessioni. Richelieu va tenuto al corrente ora per ora dalle sue spie di queste battaglie coniugali. Dovrebbe occuparsi solo della Guerra dei Trent'anni, invece è impegnato a mediare tra due sposi che si odiano. 
Il 22 aprile Anna segna un punto a suo favore: annuncia di aver sentito muoversi e scalciare nel suo grembo <<il frutto regale>>. Il popolo si emoziona per questo bagliore di vita più che per la contemporanea conquista militare della Guadalupa. Luigi vuol mostrare la sua magnanimità e ordina di festeggiare l'evento con una gran festa all'arsenale. L'ermellino solenne e la veste scralatta del cardinale fendono la folla in delirio: Richelieu segue con occhio di falco l'esplosione dei fuochi d'artificio e vi legge un presagio: <<Sarà maschio>>.

Il 19 agosto un messaggio urgentissimo dei medici, richiama Luigi a Parigi. Luigi torna a spron battuto, sperando che il bimbo, atteso per il 15, sia finalmente nato, ma con sommo disappunto vede che non è successo niente. 
Per il lieto evento c'è ancora tempo. E allora il re scrive subito al cardinale Ruchelieu una lettera che rivela in pieno i suoi pregiudizi contro le donne:
Avrei preferito non arrivare a Parigi in anticipo ed essere ancora in Piccardia. Domani, 20 agosto, andrò a Versailles e vi resterò due o tre giorni. Mi hanno dato notizie sbagliate. Ho scoperto che il sesso femminile è totalmente sprovvisto di buonsenso ma in compenso è sommamente imepertinente. Mi ha infastidito il fatto che la regina non abbia ancora partorito perché questo mi preclude la possibilità di tornare in Piccardia, se lo ritenete giusto, o altrove. Andrei dovunque pur di essere fuori portata di tutte queste abominevoli femmine. 

Il luogo scelto per il grande evento è il castello reale di Saint-Germain-en-Laye, ventun chilometri a ovest di Parigi. Dimora di re di Francia fin dai primi Capeti, è stata la residenza reale più frequentata di Enrico IV, insidiata poi da Versailles. Molte ragioni spiegano questa predilezione: il maniero è a sole tre ore di cavallo dalla capitale, è un luogo di vertiginosa bellezza in un pianoro che strapiomba sulla valle della Senna, offre foreste, selvaggina, salubre aria di campagna, ed è custodito come una fortezza. 

E' il 5 settembre 1638, domenica mattina. La natura è più precisa dei medici. Sono trascorsi esattamente nove mesi da quell'imprevista notte d'amore tra il re e la regina, e il ciambellano trafelato corre dal re: <<Maestà, la regina ha le doglie!>>.
E' un frenetico accorrere di potenti attorno al letto regale: i principi del sangue; le grandi dame buttate giù dal letto, la contessa di Soissons, che ha sposato Tommaso Francesco di Savoia, principe di Carignano; la duchessa di Vendome, rappresentante della più grande famiglia aristocratica di Francia; la connestabile di Montomorency, orgoglio di una casa che darà quattro marescialli alla Francia; Marie-Catherine de La Rochefoucauld marchesa di Sénécé, che sarà la seconda governante di Luigi XIV. Il fratello del re Gastone d'Orléans, <<Monsieur>>, torce il collo come a difendersi da un sopruso. 
Il parto si presenta subito difficile. Gli occhi sbarrati dei cortigiani svelano che si teme per la vita della regina. Il vescovo di Lisieux, Philippe de Cospéan, le fa sentire per due volte la messa, per porla saldamente sotto la protezione di Dio. 
Marie de Hautefort, letteralmente terrorizzata, piange in silenzio in un angolo della stanza dove la sua amica soffre. La giovane manifesta finalmente tutto il suo disprezzo per Luigi XIII, che a suo giudizio non si mostra abbastanza trepidante per la sorte della sposa. <<Volete che si salvi il bambino sacrificandola?>> grida Marie indignata e disperata. <<Avrete modo di rimpiangere la madre!>>. 
Ma il cielo ha disposto diversamente. Sono le 11.45 o, secondo altri documenti, le 11.22 del 5 settembre 1638. La levatrice Madame Péronne solleva in alto un corpicino rosato tutto umido che pesa poco più di quattro chili e lo presenta trionfalmente al sovrano e alla corte. E' un maschio ed è colui che sarà il Re Sole, il dominatore dell'Europa del Seicento, il creatore dello Stato assoluto. Tanta responsabilità per un esserino gocciolante. E' Madame de Sénécé la prima a lanciare un grido profetico: <<E' un Delfino>>. 

La campana di Notre-Dame suona a distesa: il cannone tuona centoventuno volte. Cinquanta corrieri fanno schiattare i loro destrieri galoppando a spron battuto per portare la grande notizia in ogni angolo della Francia. 
Luigi contrariamente alla sua natura cupa, è pazo di gioia: s'inginocchia davanti all'altare della cappella reale, rende grazie al cielo, ma, disumano come sempre, non accenna ad alcun gesto affettuoso verso la moglie, <<Dovemmo spingerlo a viva forza>> racconta un cortigiano <<perché si avvicinasse al letto e la baciasse>>.
La levatrice, Madame Péronne, gli proge il figlio e orgogliosamente gli fa notae che il bambino è nato con due denti. 
Nella <<Gazette>> di Théophraste Renaudot, fondatore del giornalismo, appare così la notizia: 
Questa nostra virtuosa regina doopo un travaglio di alcune ore ha parorito oggi 5 settembre, 1638, poco prima di mezziogiorno nel Castello Nuovo di Saint-Germain-en-Laye mettendo al mondo un principe che la bellezze e la compita armonia di tutte le parti del suo corpo con rendono meno amabile di quel maschio vigore che riluce già attraverso le sue membra infantili. 

Il Delfino viene battezzato sotto condizione (non è ancora il battesimo ufficiale) dal vescovo di Meaux, Monsignor Dominique Séguier, primo cappellano del re, che gli versa sul capo alcune gocce di acqua benedetta per fare di lui un cristiano. Solo al battesimo definitivo riceverà l'intera sfilza di nomi, per ora viene chiamato semplicemente Luigi. 
Elizabeth de La Giraudière gli proge il seno opulento e l'infante regale succhia animosamente. Françoise de Souvré, marchesa di Lansac, regge il prezioso fardello e lo riporta negli appartamenti reali. Ai lati della galleria trionfa una gran festa di rosso e di oro. I mitici moschettieri del re, il corpo di d'Artagnan, aitanti nella divisa scarlatta e fieri del gagliardo pennacchio, presentano le spade luccicanti. In quel momento Louis <<Dieu donné>>, Luigi dato da Dio, così detto per la sua nascita non più attesa e quasi miracolosa, per la prima volta passa in rivista dei soldati. 

Il re ha ordinato che il suo popolo sofoghi la gioia in una festa grande. Per tre giorni nelle vie e nelle piazze si susseguono danze e concerti: la notte è percorsa da vividi bagliori, i falò rischiarano il passaggio dei carri di trionfo, si distribuiscono prosciutto e paté, si migliora l'illuminazione. Nel cielo sopra la mitica place de Gréve, i fuochi artificiali disegnano una roccia con la sommità avvolta da nubi attraversate dai raggi del sol levante. 

Fra i quattordici antenati più vicini, tutti, meno due, hanno cinto la corona. Nella linea ci sono gli imperatori Carlo V e Massimiliano d'Asburgo. Dai Medici (anche Caterina, moglie di Enrico V, è tra le sue ascendenti) Luigi eredita il gusto delle arti e una disposizione alla raffinata violenza. Il sangue degli asburgo gli viene dalla madre, Anna d'Austria, figlia di due Asburgo e anche della nonna, Maria dé Medici, figlia dell'arciduchessa Giovanna d'Austria. Il sangue dei Borboni gli viene dal nonno Enrico IV. Eredita il carattere dei Borboni: gaio, <<fisico>>, aperto, sensuale, amante della vita. Mentre gli Asburgo tendono ad essere chiusi e introversi, cupi e gretti, portati alla bigotteria religiosa. 

L'astrologo reale, Michel-Jean-Baptiste-Morin commentò che il bambino era nato sotto il segno della Vergine: una splendida coincidenza, perché Anna d'Austria era assai devota alla Madonna. Si notò subito che il bimbo sfoggiava un gagliardo appetito, una caratteristica dei Borboni, eccezionale in Enrico IV, che piacque moltissimo alla corte e al popolo. La regina si affrettò a far fare l'orscopo anche da uun certo Campanella, che era stato prigioniero dell'Inquisizione. In quest'occasione il mago ebbe modo di esaminare in delfino tutto nudo: questo ragazzo sarà lussurioso come enrico IV e assai superbo. Regnerà a lungo e con fatica, tuttavia felicemente. Alla fine ci sarà grande confusione nella religione e nell'impero. 

C'è un mistero in quella nascita inopinata, si sussurra nel 1638 nella maligna Perigi. E se il Re Sole fosse un bastardo, un dono artificiale dovuto all'ennesima macchinazione della regina?
Un'incauta vox populi che il padre possa essere il duca di Buckingham o Antonio di Borbone, conte di Moret, uno dei fratelli <<bastardi>> di Luigi XIII. Ma il miracolo sarebbe davvero tale, in quanto i due gentiluomini sonoo morti ben prima che Luigi sia stato concepito. E se fosse Giulio Mazzarino? George Pagés, in un libro del 1939, La guerre de Trente Ans, sostiene che al tempo della Fronda Anna d'Austria e il cardinale si batterono epicamente per il piccolo Luigi XIV: naturale difendevano il trono di... loro figlio! Favole. Mazzarino, nell'autunno 1637, era ancora in Italia. Arrivò alla corte di Francia soltanto il 5 gennaio 1640, quando Luigi aveva un anno e mezzo. 

La Storia si vendicò delle intenzioni recondite di chi aveva spinto per questa nascita. C'erano in giro molti nemici del cardinale: dalla novizia Louise de La Fayette all'impetuosa Marie de Hautefort alla regina stessa. Queste persone erano convinte che, da una riconciliazione tra moglie e marito, il potente ministro sarebbe uscito danneggiato. Non doveva andare così. Richelieu attribuì alla riappacificazione dei suoi padroni e la nascita del Delfino proprio alle sue arti diplomatiche e ne uscì più potente che mai, surclassando il <<partito spagnolo>> dei suoi nemici. 

Nel 1637-38 Luigi XIII e Richelieu entrambi in pessima salute, sarebbero morti presto, ma erano consapevoli di avere messo in moto un grande progetto, un'idea modern di Stato, di centralità amministrativa e di conquista dell'Europa. Tutto questo era destinato a sopravvivere alle loro esistenze mortali

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