mercoledì 24 agosto 2016

Maria Teresa d'Austria. L'impero Barocco. Parte 1

L'IMPERO BAROCCO


Carlo VI


All'alba del 13 maggio 1717 la campana maggiore della Chiesa di Santo Stefano, a Vienna, annunciò un lieto evento nella casa regnante. La neonata arciduchessa fu battezzata con i nomi di Maria Teresa Walburga Amalia Cristina. Sull'altare eretto nella sala dei Cavalieri, erano state disposte: una spina della Corona, un chiodo della Croce e una polla di vetro con sangue del Redentore. Anche l'ultima nata della dinastia fu battezzata come Gesù Cristo, e cioè con l'acqua del Giordano. Durante il rito fu ricordata la figura della santa patrona e si espresse l'auspicio che la neonata seguisse le orme di Teresa d'A'vila, la spagnola che si era dedicata a Dio senza rinunciare a essere donna.

A Maria Vergine fu resa gratitudine con la donazione di una statua d'oro puro raffigurante la Magna Mater Austria e in sembianze infantili. Per l'impero e per il mondo fu invece coniata una moneta. Rappresentava la neonata infilata in una cornucopia sorretta da una figura femminile simboleggiante la speranza, e corredata dalla scritta: Renascens spes orbis, la rinascente speranza del mondo. L'imperatore Carlo VI e l'imperatrice Elisabetta Cristina, nata principessa di Braunschweing-Wolfenbuttel, dopo otto anni di matrimonio, avevano dato alla luce, nel 1716, un erede al trono, Leopoldo Giovanni, ma il piccolo era vissuto solo sette mesi. LA nascita della bambina fu sottolineata senza eccessivo sfarzo. Quella di Leopoldo Giovanni, il teorico successore al trono, era stata festeggiata nei giardini della Favorita, con la rappresentazione di un'opera sull'acqua, Angelica vincitrice di Alcina e in tutta Vienna con fuochi d'artificio.


Elisabetta Cristina


Se la Hofburg era una composizione eterogenea di elementi architettonici di epoche e stili diversi, così anche la struttura del Reich asburgico. Il nucleo che nel XIII secolo, sotto Rodolfo d'Asburgo, si era formato attorno a una roccaforte, la città di Vienna, si era talmente estesa da assumere nel XVIII secolo proporzioni splendide e imponenti. E mentre ala Hofburg era stata arricchita dalla biblioteca di corte, della scuola d'equitazione spagnola, e dell'ala che fungeva da sede della cancelleria imperiale, il Reich da parte sua era dilagato ingrandendosi in ogni direzione. Il padre di Maria Teresa, assunta nel 1711 l'eredità del fratello Giuseppe I nell'impero romano - tedesco e nei territori austriaci della corona, non poté dunque rinnovare i fasti dell'impero di Carlo V. Carlo VI si trovò tuttavia a governare su un complesso di territori che costituivano in ogni caso una grande potenza continentale. Carlo VI, secondo figlio dell'imperatore Leopoldo I, era nato nel 1685, ancora arciduca aveva assistito alla ricacciata degli Ottomani lungo i Balcani, all'estendersi dell'Austria verso sudest e alla riconquista di quell'Ungheria di cui gli Asburgo portarono il titolo reale fin dal 1526. Tre mesi dopo la nascita di Maria Teresa, il 18 agosto 1717, il principe Eugenio di Savoia conquistò Belgrado, la fortezza turca sul Danubio. Dalla guerra di successione spagnola, all'Asburgo era stata attribuita la sovranità su alcuni paesi che erano stati in precedenza assoggettati alla Spagna. Nel 1714, con la pace di Rastatt l'Austria si era infatti vista assegnare i Paesi Bassi, Milano, Napoli e la Sardegna. L'Austria raggiunse in quel momento la sua massima estensione e l'apice della sua potenza. Non tutte le acquisizioni sarebbero state facili da conservare.

L'Austria inferiore e quella superiore, la Stiria, la Corinzia e la Craina, il Tirolo e Vorarlberg, Trieste e Gorizia, cioè in Svevia e Brisgovia inoltre alla casa d'Austria appartenevano anche la Boemia, la Moravia e la Slesia. Comprese fra i territori direttamente assoggettate al casato degli Asburgo, erano invece l'Ungheria, la Slovacchia e la Transilvania. Il padre di Maria Teresa era titolare di parecchi ducati, dei regni di Boemia, d'Ungheria, nonché di quella corona del Sacro romano impero di nazione tedesca che gli accollava molti oneri e scarso potere. Il sultano aveva tentato di dilagare in Occidente, il re di Francia di assumere il predominio sull'Europa. Ma gli Ottomani erano stati costretti alla ritirata, e i francesi alla rinuncia. Quando - nel 1715 - morì il Re Sole, Luigi XIV, parve salire in cielo la stella dei un <<imperatore sole>>., Carlo VI. A Vienna, sua capitale e residenza, la Chiesa di San Carlo, fu eretta per essere la chiesa dell'impero: timpano alla maniera dei templi greci, capitelli corinzi, colonne come quella di Traiano, con i simboli del trionfo dell'imperatore e l'immagine delle aquile imperiali.


Chiesa di San Carlo. Vienna

La Chiesa dell'impero fu intitolata a San Carlo Borromeo, antesignano della Controriforma. Il motto di Federico III; il primo imperatore asburgico incoronato a Roma nel 1452, parve diventare moneta d'uso corrente e di valore costante. A.E.I.O.U. ovvero <<Austriae est imperiare orbi universo>> (la missione dell'Austria è dominare l'universo mondo). Alcuni contemporanei rivelarono che, in un continente ormai decisamente in marcia verso la modernità, una sintesi secondo lo spirito medioevale e nelle forme imperiali era diventata ormai impossibile. Molti austriaci si chiedevano se l'impero degli Asburgo non fosse semmai in procinto di trasformarsi, in un corpo statale che un giorno non troppo lontano sarebbe stato sufficientemente forte da diventare la potenza dominante in Europa. La parte interna della città di Vienna era ancora ristretta nella cerchia delle fortificazioni. Fuori dalle mura cittadine si sviluppò il nuovo stile imperiali. Alcuni sobborghi erano stati rasi al suolo, per non offrire copertura agli assedianti turchi e per dare agli assediati austriaci la possibilità di dirigere meglio il tiro. Sorse una città fatta di splendidi palazzi, disposti con magnificenza in mezzo a grandi parchi. Il palazzo più straordinario della città era il Belvedere superiore, costruito da Johann Lukas von Hildebrandt per quel principe Eugenio che veniva celebrato come l'Ercole e l'Atlante della monarchia.


Hofburg


La Hofburg era fuori moda e poco confortevole. Secondo la testimonianza di un viaggiatore, era <<di aspetto squallido, specialmente nella corte interna con le stanza dell'imperatore; le mura sono spesse e rozze come quelle di una città, le scalinate buie e prive di decorazioni, le stanze basse e anguste, i pavimenti fatti di comuni assi d'abete, di una qualità che non si troverebbe peggiore nella casa dell'ultimo dei cittadini. Tutto è così semplice da sembrar costruito per dei monaci>>. La Favorita ricostruita alla fine del XVII secolo da un architetto di second'ordine <<non è una particolare magnificenza ed è stata anzi edificata in modo mediocre>> come giudicò quel Johann Basilius Kuchelbecher che non si stancava invece d'esaltare la residenza del principe Eugenio. Grandioso il giardino barocco strutturato more geometrico, nel quale la natura era cioè stata piegata e asservita a una concezione culturale, e dove i viali bordati d'alberi e di cespugli accuratamente potati erano disposti in un ordine degno dell'ambiente di corte, si da sollecitare i dignitari a passi solenni e misurati.


Pietro Metastasio



Il signore di Vienna, città dove la musica risuonava in ogni angolo, era un musicista egli stesso. Era stato istruito alla composizione da Johann Joseph Fux. Suonava il pianoforte <<con la maestria di un professore>>. L'imperatore, usava dirigere personalmente le rappresentazioni delle opere composte dagli artisti di corte. Ai libretti provvedeva, per lo più Pietro Metastasio il poeta cesareo che riuscì, per cinquantadue anni di fila, a mettere in scena prima il padre Carlo VI e poi la figlia Maria Teresa nei panni degli antichi eroi trasfigurati in divinità barocche. Durante il regno di Carlo VI furono ogni anno composte e rappresentate, mediamente, dieci fra grandi opere e oratori. Nel 1716 Lady Mary Wartley - Montagu fu letteralmente abbagliata dallo splendore barocco di una rappresentazione operistica allestita nel teatro all'aperto del parco della Favorita: <<Non si è mai visto, in questo genere, spettacolo più magnificò>> annotò l'aristocratica scrittrice inglese. <<La scena costruita su un ampio canale, si è divisa in due parti all'inizio del secondo atto, così da consentire di scorgere l'acqua sulla quale sono apparse, da diverse direzioni, due flotte composte da piccole imbarcazioni dorate che rappresentavano una battaglia marina. La mente da sola non basta per figurarsi la bellezza di un simile spettacolo>>. Anche nell'Austria barocca <<non tutto va sempre liscio>>. Gli spettacoli erano allestiti all'aperto, gli spettatori stavano seduti sotto la tenda costituita dal ciclo e quando questo apriva le cateratte, lo sfarzo fatto di trucco e parrucche si dissolveva, la rappresentazione doveva essere interrotta, e nella calca di quanti correvano in cerca di riparo la Lady inglese sarebbe stata probabilmente travolta e schiacciata. Poi però l?astro di Apollo tornava a riscaldare quanti avevano la fortuna di essere direttamente esposti ai raggi dell'imperatore -sole. Johann Michael van Loen: <<L
La corte assomiglia a quell'uccello del paradiso che manifesta tutto il suo splendore nel piumaggio>>.

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