mercoledì 24 agosto 2016

Maria Tersesa d'Austria. L'impero barocco. Parte 2


Maria Teresa d'Austria

Nella sala delle cerimonie della biblioteca di corte che egli stesso volle far costruire, l'imperatore Carlo VI è raffigurato in posa statuaria. durante le processioni del Corpus Domini, nel corso delle quali la pietas austriaca era esternaya con sfarzo barocco, la maestà terrena incedeva bensì dietro quella divina, ma sotto lo stesso baldacchino. Carlo VI si presentava nella tenuta di gala a suo tempo in voga nella corte di Spagna: non vestito di nero, ma di rosso e oro, con in capo un cappello dorato di piume ondeggianti. L'imperatore Carlo VI, che aveva cominciato la Guerra di successione spagnola ancora come re di Spagna, perdette il titolo ma conservò, con l'etichetta di corte spagnola, l'intera sua tipica cerimoniosità. Suo modello fu Filippo II, che aveva sentito i dovere di dimostrare la propria maestà sottolineandone i tratti dell'inaccostabilità e dell'inflessibilità.

Carlo VI anche nel momento della morte s'imputò perché gli fosse reso il dovuto rispetto: quando gli impartirono l'estrema unzione fece notare, seccato, che erano state acese due candele soltanto, anziché le quattro che gli spettavano. Lo spagnolesco costume di corte rivestiva un uomo cui quell'abito non stava soltanto bene, ma corrispondeva anche, per vari aspetti, al suo carattere. Il nero, colore dominante dell'abbigliamento di corte spagnolo, si adeguava perfettamente al suo umore serio, a volte cupo. La formale compostezza di quel colore, che induceva al comportamento controllato e nauseato, assecondava la sua natura riflessiva, talvolta perfino pigra e lenta. Così ebbe modo di conoscerlo Maria Teresa: il padre premuroso della cerchia familiare, che si chinava per accarezzare la sua Teresina. Il destino risparmiò a Maria Teresa, far i tratti tipici degli Asburgo, sia la malinconia, sia il labbro inferiore sporgente. Il fascino muliebre, ammirato nella figlia, era invece già stato apprezzato nella madre.

<<La regina è bella e questo mi rende felice>> aveva registrato l'imperatore Carlo VI - allora ancora re Carlo III di Spagna - nel suo diario, quando il 28 luglio 1708 aveva accolto la sposa diciassettenne. Il nonno di lei, duca Anton Braunschweig - Wolfenbuttel, era un piccolo signore feudale dalle grandi ambizioni. Pur di vedere la nipote nelle vesti di regina di Spagna, si era dato da fare ricorrendo a tutti i mezzi, nobili e non. Per poter sposare un Asburgo, la giovane aristocratica protestante del casato dei Welfen, aveva dovuto farsi cattolica. La politica dinastica condizionò anche le combinazioni matrimoniali degli Asburgo. Nel caso dei secondogeniti, tuttavia, i criteri della scelta non erano così rigorosi come per i principi ereditari delle terre del casato d'Austria o del trono imperiale romano - tedesco. Per il re del Portogallo. La principessa portoghese era morta prima delle nozze, e allora si era mirato a perseguire un altro e più immediato scopo. Da un'unione fra un Asburgo e una Wolfen, che si sarebbe potuta interpretare anche come un atto di conciliazione fra cattolici e protestanti, Vienna aveva sperato di poter conseguire effetti positivi per la posizione del Kaiser (l'imperatore) nel Reich (l'impero).

Il matrimonio fra Carlo ed Elisabetta fu felice. La loro armonia non fu molto turbata nemmeno dalla maggior disgrazia che potesse colpire una coppia di sovrani, cioè la mancanza di un erede maschio. Dopo il piccolo Leopoldo Giovanni, nato e morto nel 1716, vennero al mondo soltanto femmine: nel 1717 Maria Teresa, nel 1718 Maria Anna e nel 1724 Maria Amalia (che morì poi nel 1730). Fu un marito e un padre di famiglia migliore di quanto si fosse solitamente abituati in quell'epoca e in quegli ambienti. Ci teneva alla pace domestica: <<Pomeriggio passato in compagnia di moglie e figlie; cordialmente, allegramente>> annotò il 28 febbraio 1724. Quando era assieme alle sue donne, non aveva bisogno di assumere gli atteggiamenti e i comportamenti che gli imponeva la sua cronaca pubblica. Maria Teresa crebbe così in una famiglia che aveva, il dovere di rappresentare il casato d'Austria, ma fra le cui quattro mura si viveva spensieratamente, a volte perfino chiaramente, come in una qualsiasi casa borghese di Vienna.

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