domenica 28 agosto 2016

Maria Antonietta. Capitolo 3

Maria Antonietta. Capitolo 3



Maria Antonietta



Alle giovani arciduchesse si insegnava a seguire l'esempio materno, vestendosi semplicemente quando non dovevano comparire in pubblico. Maria Teresa in famiglia, indossava abiti semplici e cuffie di merletto; quanto al suo abbigliamento formale di corte, era economa e pratica: <<Per tutte le funzioni di corte occorrono abiti elaborati>>, scrisse una volta, <<ma ciò non rende necessario un ampio guaradaroba, poiché si può indossare lo stesso abito per venti giorni di fila>>. Maria Teresa vincolò i figlin a un modello di austerità anche per quanto riguardava il mangiare e il bere. Perfino nei banchetti più sontuosi, in cui le lunghe tavole traboccavano di carni, pasticci e dolci e gli invitati menavano vanto della quantità di vino che potevano tracannare, il ministro di stato sassone conte Pflug, si gloriava di saper bere dieci bottiglie di vino in un solo pasto - l'imperatrice mangiava e beveva parsimoniosamente, mordicchiando fettine di arancia e di limone e sorseggiando limonata da un calice d'oro.


Regalità significa respondabilità, dovere, abnegazione costante: non c'è posto per il lassismo e la debolezza, né per l'autoindulgenza del vizio. In tutto ciò che faceva, Maria Teresa offriva un modello di autodisciplina ferrea, quasi sovrumana.

Maria Antonietta era estremamente affezionata alla madre e desiderosa di compiacerla, e ciò, unitamente al suo carattere remissivo, faceva di lei una figlia modello. Non aveva nulla della truculenza del litigioso fragtellon Leopoldo, nulla della cocciutaggine e dell'altezzosità del fratello Giuseppe. Da molti punti di vista era figlia di sua madre: graziosa, ben fatta, femminile, dotata di una sppontateità e di un fascino che conquistavano. Di sua madre le mancavano la forza di volontà, la fermezza di propositi e l'eccezionale intelligenza, doti che possedeva sua sorella Carolina; ma Carolina era una ragazza grande, ossuta e goffa, col volto turato e un'espressione severa, mentre Antonietta era delicata e snella; con lineamenti aggraziati e una carnagione levigata e rosea. Quando raggiiunse i cinque o sei anni d'età apparve chiaro che Antonietta sarebbe stata la bellezza della famiglia, la sua avvenenza, un pò da bambola, superava quella delle sue sorelle più attraenti, la volitiva Amalia, e la sventurata Elisabetta, la cui bellezza fu disastrosamente rovinata dalle cicatrici del vaiolo.


I festeggiamenti per il matrimonio di Giuseppe (che la madre aveva soprannominato Starrkopf, il Testardo) con Isabella di Parma, nipote di re Luigi XV di Francia, si protrassero per giorni e giorni, con un vertiginoso succedersi di balli e banchetti e sfarzose rappresentazioni all'aperto. Il corteo nunziale, estremamente lungo, impiegò molte ore per coprire il suo itinerario nelle strade di Vienna: la magnifica berlina argentata e dorata dell'arciduca era seguita da decine e decine di carrozze di aristocratici, tutte piene di decorature e di ornamenti, e ciascuna con imponenti parglie di cavalli e postiglioni in livrea.


Isabella di Parma

Isabella era un'anima tormentata che, con vergogna, aveva concepito una passione molto più forte per la sorella di suo marito, Cristina, che per lui. Un legame lesbico era impensabile alla corte di Maria Teresa, con il clia di rigida moralità che la contrassegnava, e la sventurata Isabella non tardò a rimaner preda di una malattia mentale. Cominciò a udire  voci, <<La morte mi parla con una voce segreta ma distinta che risveglia nella mia anima una docle soddisfazione>>, diceva a Maria Teresa e ai suoi familiari inorriditi. La morte la ossessionava, e alla fine ebbe ragione di lei. Quattro anni dopo aver sposato Giuseppe essa morì di vaiolo, quache giorno dopo aver partorito un figlio morto.

Giuseppe si risentì ancora di più quando scoprì che doveva scegliere fra le repellente Cunegonda di Sassonia e la bassa, tozza e foruncolosa Giuseppina di Baviera. <<Preferirei non sposare né l'una né l'altra>>, annunciò l'erede al trono di sua madre, <<ma siccome hai tu il coltello dalla parte del manico sceglierò Giuseppina perché, da quello che ho sentito, ha almeno un bel seno>>.


Giuseppina di Sassonia

Dopo un matrimonio funereamente tetro, Giuseppe rifiutò di avere a che fare con la sventurata sposa: umiliandola, con pubbliche manifestazioni di indifferenza. A chiunque gli facesse domande sul suo matrimonio rispondeva di trovare Giuseppina <<insopportabile>>, con denti orribili e un corpo informe e privo di qualsiasi attrazione <<Vogliono che faccia dei figli>>, esplose una volta <<Come è possibile? Se potessi posare l'indice su una parte del suo corpo anche piccola, che non sia coperta da foruncoli, tenterei di fare un figlio>>, Giuseppina, senza figli e, cosa altrettanto triste, senza amici, scompariva nei suoi appartamenti e piangeva.

Sull'altare dell'ambizione dinastica il turno di sacrificarsi toccò a Leopoldo. I festeggiamenti per il suo matrimonio - sposò l'infanta di Spagna - Luisa, furono però guastati dall'improvvisa morte di suo padre, l'imperatore Francesco. Antonietta non assistette alla cerimonia nunziale, ma assai probabilmente la associò alla memoria con la morte del genitore, che piombò la corte in un lutto prolungato e provocò in Maria Teresa un profondo cambiamento.


Maria Carolina


Energica e positiva per natura , benché afflitta da periodiche depressioni, l'imperatrice pareva aver perso completamente il suo coraggio; sedeva da sola negli appartamenti parati a lutto, con i capelli tagliati corti, abbandonandosi a pensieri sempre più morbossi, parlava perfino di entrare in convento. Per la figlia di nove anni, anch'essa addolorata per la morte del padre, la trasformazione dovette essere sconvolgente, specie quando Maria teresa ordinò che la bara a lei destinata fosse posta accanto a quella del marito nella cripta della chiesa dei Cappuccini. L'imperatrice trascorreva buona parte di ogni pomeriggio nella cripta, seduta vicino al sepolcro del marito, pregando e piangendo.

L'unico tempo che contava, per lei, era quello che trascorreva con suo marito. <<L'Imperatore Francesco I, mio marito>>, scrisse nel suo libro di preghiere, <<morì la sera del 18 agosto alle nove e mezzo, visse 680 mesi, 2.958 settimane, 20778 giorni, ossia 496992 ore. Il nostro felice matrimonio durò ventinove anni, sei mesi e sei giorni 1450 settimane, 10781 giorni ossia 258744 ore>>. Questi calcoli del rempo divennero una litania del suo lutto, parte integrante dei diversi riti d'afflizione che formavano le sue giornate.

Dopo le nozze di Leopoldo, restavano dieci figli, ma la maggiore Anna, non avrebbe mai potuto trovar marito per la debolezza fisica e le frequenti malattie, e anche Elisabetta aveva ben poca speranza di arrivare al matrimonio, dato che aveva il volto butterato dal vaiolo. A entrambe le giovani furono conferite cariche religiose titolari: ad Anna come baedssa di Praga e a Elisabetta come badessa di un convento di Innsbruck: esse però continuarono a vivere alla corte materna.

Quando Cristina andò sposa al duca di Teschen, Alberto, l'imperatrice lo nominò governatore d'Ungheria, facendo in modo che Cristina rimanesse abbastanza vicina a lei, a Pressburg. Ed ebbe la consolazione di sapere che Cristina e Alberto si amavano molto. Il loro fu un matrimonio felice, in netto contrasto con il triste legame fra Giuseppe e Giuseppina. Quest'ultima, poco dopo, si ammalò di vaiolo e morì. Causando indirettamente un altro decesso nella famiglia imperiale quando nl'arciduchessa Giuseppina, sua cognata, contrasse il morbo nel corso di una visita al suo sepolcro nella cripta di famiglia.

Un'impressione ancora più favorevole suscitò a un ballo che si svolse nell'ottobre 1769. C'erano quarantamila invitati, tutti ansiosi di vedere la figlia minore dell'imperatrice, la fanciulla vincente, non ancora quttordicenne, che era stata scelta come sposa del delfino di Francia. Facevano a gara per trovarsi in prima fila quando Maria Teresa passava per le sale stipate, con Antonietta al fianco. L'imperatrice camminava lentamente e con una certa difficoltà, impacciata dalla crescente ocesità, respirando evidentemente a fatica. Un attacco di vaiolo, due anni prima, le aveva indebolito il cuore e compromesso l'equilibrio nervoso; la sovrana appariva invecchiata e spossata.

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