giovedì 3 novembre 2016

Maria Antonietta. Cap. IV

A Versailles, il delfino Luigi Augusto fu tutt'altro che entusiasta quando apprese che doveva sposare un'arciduchessa austriaca. Non aveva voglia di sposarsi, anzi non aveva alcun interesse per le donne e l'argomento sesso lo riempiva di paura. Era in adolescente di quindici anni, goffo, zotico, tozzo e sudicio, villanissimo e terrorizzato dalle funzioni pubbloche. L'amante di suo nonno Luigi XV, madame Du Barry, che a sua volta non era troppo ben educata, lo definiva <<un ragazzo grasso e maleducato>> e l'ambasciatore del regno di Napoli affermo' seccamente, una volta, che sembrava <<nato e cresciuto in una foresta>>. Che un simile enfant sauvage fosse l'erede al trono del sul avo Luigi XV era una calamita' che il re e i suoi ministri sarebbero stati ben lieti di scongiurare.

Un destino ingrato aveva cacciato a forza nel suo ruolo Luigi Augusto. Appena undicenne, pietosamente schivo e malaticcio, bersaglio delle prepotenze dei fratelli, proprio lui, che dei quattro figli del delfino Luigi era il meno promettente, era divenuto a sua volta delfino quando sul padre e il sul fratello maggiore erano morti. Aveva pianto per il terrore e si era nascosto nel sul rifugio preferito, la foresta di Compie'gne. Qui poteva andare a caccia e addentrarsi fra gli alberi, lontano dagli occhi severi dei ministri di suo nonno. Luigi Augusto era un bambino eccentrico, mediocre nello studio eppure libresc e pedante (compilo' una particolareggiata descrizione della foresta di Compie'gne prima di raggiungere i dodici anni), a disagio con gli altri bambini e con le signore e le dame di corte di Versailles, felice quanto mai in compagnia di lavoratori ordinari e domestici. Le carte geografiche erano la sua passione, ma fin dalla primissima.adolescenza provo' un certo interesse anche per la storia, particolarmente per la guerra civile in Inghilterra, con il suo sensazionale regicidio. Teneva inoltre in diario, in primo luogo per raccontare le sue battute di caccia e annotate le spese.

Nell'estate del 1769 le diplomazie francese e austriaca cominciarono a negoziare il contratto di fidanzamento, con l'intesa che il matrimonio sarebbe stato fissato per l'aprile dell'anno seguente. La dote di Antonietta venne stabilita in duecentomila fiorini d'argento, piu' in eguale ammontare di gioielli. Dato che era in gioco il prestigio di due grandi potenze, I particolari del cerimoniale assunsero un'importanza inedita. Chi doveva firmare il contratto di fidanzamento per primo, i Francesi o gli austriaci? Chi doveva avere la precedenza nel corteo, quando sarebbero cominciati i festeggiamenti? Chi avrebbe accompagnato la sposa da Vienna a Parigi, e quali formalita' si sarebbero dovute osservare quando essa sarebbe stata affidata alla sua nuova famiglia? Quali regali di nozze avrebbe ricevuto? Il cancelliere imperiale Kaunitz e il suo ambasciatore, conte Mercy, negoziarono duramente su questi problemi con il duca di Choiseul e il suo sostituto Durfort, con un andarre e venire di progetto d'accordo fra le capitali austriaca e francese che si protrasse d
per tutta l'estate e tutto l'autunno.

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