sabato 12 agosto 2017

Dracula. La giovinezza di Vlad Dracul. Nuovo esilio

La giovinezza di Vlad Dracul



Anche Vlad Dracul passò parte della sua giovinezza come ostaggio, ma gli storici non concordano sul luogo di detenzione: Busa o Adrianopoli. In effetti, nel 1423, l'imperatore Sigismondo di Lussemburgo, affermava in una lettera, che un figlio del fu Mircea, prncipe della Valacchia <<educato presso la nostra corte>>, era fuggito da Buda e aveva cercato di raggiungere la Polonia, probabilmente per chiedere un aiuto militare e occupare il trono paterno. Il fuggitivo era stato catturato dai conti di Ujvar, piazzaforte situata al confine con la Galizia, e ricondotto con la forza davanti al re imperatore che all'epoca sosteneva in Valacchia un altro principe. Secondo gli storici romeni il fuggitivo era Vlad Dracul, anche se la lettera di Sigismondo lo chiama <<Laykono>>. Si tratterebbe nel caso del nome romeno Vlaicu, del serbo Vlajko, forma derivata da Vlad, Vladislav o Vladimiro. 

Dracula si trovava presso la corte di Maometto II quando quest'ultimo, nel 1422, mise sotto assedio Costantinopoli, ancora bizantina. Una notte il giovane principe abbandonò il campo otttomano e si rifugiò nella capitale imperiale dove venne ben accolto dall'imperatore Giovanni VIII Paleologo. L'imperatore gli premise d'imbarcarsi su una galera che attraverso il Mar Nero lo condusse nel suo paese, dove cerò di guadagnare alla propria causa la nobiltà e il popolo. 

Vlad allora, dovette rifugiarsi in Transilvania e raccomandarsi a Sigismondo di Lussemburgo, il quale gli affidò la salvaguardia della Transilvania meridionale contro i Turchi e lo costrinse ad aspettare un momento più propizio per rientrare in Valacchia. il momento giunse all'iniziodel 1431, quando una delegazione di boiardi valacchi si recò a Norimberga e cheise al re-imperatore di nominare un nuovo principe al posto del defunto Dan II. 

Cresciuto alla corte di Buda, dov'era, stato mandato dal padre tra il 1395 e il 1418, Vlad freme d'impazienza e tenta la fortuna in una data che ci è ignota (ma anteriore al 1423) presso il re di Polonia. Ricondotto a Buda, riesce poi a lasciare l'Ungheria si reca presso i turchi di Murad II, da dove raggiunge Costantinopoli, poi la Valacchia e infine la Transilvania. Ottiene allora dall'imperatore l'incarico di salvaguardare il confine contro le incursioni Turche; un incarico di grande importanza nell'immediato poiché, nel 1429, Sigismondo aveva siglato un trattato di pace (o meglio una tregua di tre anni) con Murad II. 

Vlad Dracul non ispirava una gran fiducia all'imperatore, il quale poteva disporre in Valacchia di un vassallo fedele nonché di un valoroso guerriero nella persona di Dan II figlio di Dan I e di conseguenza, primo cugino di Vlad. Insediato sul trono dal 1422 Dan II non aveva mai smesso di combattere i Turchi e il loro protetto Radu il Calvo (Praznaglava), infliggendo loro, con l'aiuto degli Ungheresi, una serie di gravi sconfitte. La sua situazione era però delicata perché il principe della Moldavia, che aveva occupato la fortezza di Chilia sul Danubio, era incline ad allearsi ai Turchi e a Radu il Calvo. 

Nuovo esilio



Tutti i principi valacchi avevano figli illegittimi (e Mircea più di tutti gli altri!), ai quali si aggiungevano i figli legittimi, appartenenti i due rami della dinastia. E tutti quanti pretendevano di occupare il trono paterno, non esitando, a tale scopo, a cambiare alleanze e vassallaggi. 

Presso o Romeni i figli naturali e quelli legittimi accedono al trono in maniera eguale. Infatti è generalmente permesso a tutti avere due o tre mogli, ai boiardi e ai grandi signori anche molti di più, e i voivoda sono liberi di averne quante ne vogliono. Dunque, anche quando ne hanno una che chiamano moglie inseparabile e la onorano del titolo di principessa, concedendole un'autorità, un rango e una considerazione superiore a tutte le altre, e anche mantenendo il rapporto nel tempo, essi onorano tuttavia i figli delle concubine quanto quelli della moglie, e tutti sono considerati legittimi e aventi diritto all'eredità, e tutta lla genia di quuesti voivoda, in special modo in Valacchia, è sempre occupata a versare sangue e a commettere altre crudeltà. Infatti, quando uno di essi sale al potere, chiunque abbia un legame con lui, sia fraterno sia di altro grado di parentela, fugge fino all'ultimo all'estero per evitare di essere condannato a morte. Poiché solo i genitori risparmiano i figli e i loro genitori. Tutti quelli che vengono catturati vengono uccisi, oppure, se un pò d'umanità induce il nuovo voivoda ad evitare un crimine, viene tagliato almeno il naso, di modo che così contrassegnati siano privati del diritto di successione al trono paterno. 

Un tempo i principi venivano insediati  dai re d'Ungheria che a volte installarono altri principi oppure rimettevano sul trono quelli che avevano cacciato; di fronte a questi re, i principi giurarono solennemente fedeltà e pagavano loro un tributo annuale oppure obbedivano loro, poiché da molto tempo erano stati annessio piuttosto posti di nuovo sotto la dipendenza dell'Ungheria. Molto spesso, infatti, sentendo risvegliarsi dentro di sé il ricordo del potere di un tempo e sforzandosi di regnare nuovamente da padroni in casa propria, si ribellavano. E ciò chhe fecero soprattutto i Valacchi all'epoca dei regni di Carlo (Roberto), di Luigi (il Grande), e di Sigismondo (di Lussemburgo), poiché la dominazione ungherese, era detestata più di ogni altra cosa. Come se fossero comlpiti da una follia innata, essi (i Valacchi) hanno l'abitudine di uccidere quasi tutti i loro principi, sia apertamente sia di nascosto, e se ne spartiscono i beni. Ed è un vero miracolo se qualcuno riesce a reganre tra anni e a morire di morte naturale sul trono. Una volta, in soli due anni, hanno eliminato due o tre principi. E nessuno della stirpe ignora il fatto che essere eletto significa la morte assicurata. Ma quest'onore li ossessiona a un punto tale che, pur sapendo di poter regnare anche un solo giorno, se ne troverebbero facilmente mille disposti a farlo; e anche se venissero tutti uccisi, altri mille seguirebbero senza timore pensando che spetterebbe loro una morte buona e felice, se fossero riusciti a salire sul trono almeno una volta. Talmente grande è la sete di gloria che si trova presso questo popolo barbaro. 

Nel 1431 il suo esilio sembra sul punto di colcudersi poiché Sigismondo, re d'Ungheria e imperatore della Germania, lo fa incoronare principe della Valacchia a Norimberga e gli conferisce inoltre due ordini prestigiosi, quello di san Ladislao e l'ordine del Dragone. Quest'ordine era stato creato da Sigismondo nel 1408, dapprime come ordine ungherse, e poi come ordine imperiale tedesco, allo scopo di costituire intorno a sé una confraternita di baroni legati alla sua persona. Vi si contavano solo tre sovrani stranieri ovvero il re di Polonia, il despota della Serbia e Vlad Dracul. I membri devono portare le insegne dell'ordine un drago schiacciato da una croce sulla quale era scritto <<O, quam misericors est Deus>> e sul braccio piccolo della croce <<pius et justus>>, più terdi <<paciens et justus>>.

L'8 febbraio 1431 Vlad era già riconosciuto come principe della Valacchia, in questa data, infatti, emetteva un privilegio che concedeva ai monaci francescani il libero esercizio della religione cattolica nel suo paese. Si può dunque presumere che il principe si fosse convertito al cattolicesimo, troncando con la Chiesa ortodossa di Costantinopoli dopo un secolo di appartenenza. 
La situazione di Vlad non era tuttavia così semplice. Appena rientrato in Valacchia era venuto a sapere della morte - questa volta confermata - di Dan II durante una battaglia contro i Turchi. Questi ultimi, avevano allora insediato sul trono un altro figlio illegittimo di Mircea il Vecchio, Aldea (forma romena di Aldo), che aveva preso il nome principesco di Alessandro. Si trattava di un omaggio all'altro suo protettore il principe Alessandro il Buono di Moldavia, costui, vassallo di Polonia, aveva mutato alleanze e ora sosteneva Sigismondo di Lussemburgo, i barbieri Teutonici e i Lituani nel conflitto che li opponeva alla Polonia. 

Vlad dovette limitarsi alla difesa dei confini meridionali della Transilvania e si stanilì a Sighisoara. L'imperatore-re gli concesse, il diritto di battere moneta, un'importante fonte di reddito in un'epoca in cui la svalutazione della moneta ungherese era frequente. 

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