martedì 11 dicembre 2018

Dracula. Un'adolescenza valacca

Dracula 

Un'adolescenza valacca

Dracula visse la maggior parte dell'adolescenza in Valacchia. L'insediamento del padre sul trono coincise con l'uscita di Vlad dall'infanzia (puer) e con l'ingresso in una situazione diversa (adulescens), come sempre avviene quando un giovane lascia la società femminile (madre, balie, serve) ed entra in quella degli uomini. Per Vlad quuesto cambiamento coincise con la scomparsa della madre (o con la separazione dei genitori). La rottura del contatto con la madre potrebbe spiegare alcuni tratti del suo carattere, come la durezza e l'insensibilità nei confronti della sofferenza altrui, e in particolar modo le terribili torture e sevizie che avrebbe riservato alle donne, ai bambini e ai neonati. LA presenza al fianco ddel padre di una matrigna, una principessa moldava (Marina?), che darà alla luce due figli - Radu e Alessandra - dovette affrettarer l'ingresso d Dracula nel mondo degli uomini. 
Il primo provvedimento da prendere era la scelta di un precettore. Si sarebbe dovuto occupare dell'educazione dell'adolescente, trovargli i professori e i maestri che gli insegnassero le varie materie previste. Walerand de Wavrin. Si trattava del boiardo che aveva <<ben otant'anni>> nel 1445 e che aveva prestato servizio agli ordini del maresciallo di Francia Enguerrand de Coucy in occasione della crociata di Nicopoli nel 1396. 
Fatto prigioniero dei Turchi era stato venduto ai mercanti genovesi e da essi aveva imparato l'italiano, o, meglio, la lingua franca del Levante. Possiamo supporre che il Vecchio precettore avesse scorrazzato per alcuni anni nel Levante prima di recuperare la libertà e rientrare nel paese natio.  In effetti, nel 1396, i ggenovesi possedevano empori commerciali lungo tutta la circonferenza del Mar Nero, da Caffa in Crimea a Trebisonda e a Pera e a Chio. Poiché nessuno schiavo romeno è stato segnalato a Genova ttra il 1381 e il 1408, si può presumere che il nnnostro precettore fosse rimasto a Pera o in qualche altra colonia genovese del Mar Nero. 
Mircea e Vlad, nati a poca distanza l'uno dall'altro, hanno avuto lo stesso governante nella persona del vecchio signore valacco incontrato da Walerand de Wavrin. L'incarico di precettore del figlio del voivoda non era incompatibile con una posizione di dignitario presso la corte principesca. Nicola Patrascu, il figlio del principe valacco Michele il Bravo (Mihail Viteazul, 1593-1601), n importante banchiere di Istanbul, appartenente alla famiglia imeriale del XIV secolo, Andronico si era rifugiato in Valacchia dove deteneva il titolo di ban e di gran tesoriere. In quanto al precettore di Mircea e Vlad, ci si può chiedere se non si trattasse semplicemente del <<fedele servitore>> di Vlad Dracul, un certo Gianni il Cavaliere (Ionàs Viteazul), che godeva della totale fiducia del principe all'epoca del suo soggiorno a Sighisoara. Viteaz, aveva in origine lo stesso significato del latino miles (soldato di professione), cosa che sembra quasi potersi applicare a Ionàs. Nei paesi romeni questo termine s'incontra fin dal 1369: un Neagu Viteazul viene inviato dal suo principe al monte Athos e più tardi diventa dignitario della corte di Valacchia, comis agazonum o praefectus stabuli. Anche in Moldavia si trova un più di un viteaz tra i membri del consiglio principesco della fine del XIV secolo e dell'inizio del XV, tutti cavalieri e compagni d'amrmi del principe. E Stefano il Grande di Moldavia (1457-1504), dopo una vittoria conferì dei vitezi (plurale di viteaz) sul campo di battaglia. Come fece, peraltro, Dracula. 
Il precettore aveva dunque la totale responsabilità dei giovani principi, che egli affidava ai vari maestri d'armi, d'equitazione, eccetera. L'accentoo veniva messo sull'apprendimento e l'acquisizione delle attività fisiche chiamate <<le sette agilità>>: l'equitazione, il nuoto, l'uso delle armi, il lancio (o il tiro), la lotta, la vita di corte e il torneo. Vlad Dracul, il quale aveva subito a sua volta qusto tipo di educazione presso la corte di Sigismondo di Lussemburgo, voleva insegnare ai propri figli le medisime discipline, anche se il mondo romeno aveva le sue prassi. 


Cavallo arabo



L'equitazione era l'attività prioritaria, essendo il cavallo a quell'epoca il mezzo di trasporto universale, il fedele compagno dei guerrieri, l'animale da tiro per eccellenza. Era allevato e addestrato con passione dai Romeni. Vlad Dracul ne aveva persino regalati due al re Ladislao prima della Campagna di Varna. Il cavallo castrato, dolce e obbediente viene chiamato hongre in francese e Wallach in tedesco, un'indicazione sicura della sua provenienza geografica. I due stati romeni della Valacchia e della Moldavia erano stati fondti grazie alla conquista chiamata in romeno descàlecat (discesa da cavallo), termine derivato dal tardo latino de-ex-caballicare, des-caballicare. Ogni volta che un nuovo re s'insediava sul trono d'Ungheria, la Valacchia era perciò tenuta a offrire un cavallo per famiglia, mentre <<la tassa  (o il dono) del cavallo>> era l'imposta che pagavano al principe gli uomini liberi e i boiardi che compravano una terra. I cavalli della Valacchia e della Moldavia, erano di taglia piccola e a pelo lungo. Ma sapevano dimostrarsi veloci e molto resistenti, e si accontentavano di poco cibo. Le scuderie principesche e quelle dei grandi boiardi contavano cavvalli di razza turchi e arabi da parata. In battaglia, pertanto, i guerrieri preferivano sempre montare i cavalli del loro paese.


Sigismondo di Lussemburgo 

Le truppe inviate dalla Valacchia e dalla Moldavia in aiuto alle spedizioni di Giovanni Hunyadi erano formate, da aricieri a cavallo. Questa cavalleria leggera era l'unica veramente in grado di lottare alla pari contro i Turchi, così come, contro i Mongoli. E nei tempi antichi le frecce dei Daci, gli antenati dei Romeni, erano temute quanto quelle dei Parti, lanciate al galoppo. L'arco preferito dai guerrieri romeni era l'arco duro, formato da tre parti, un'arma messa a punto dai Mongoli e adottata nel Medioevo dai Romeni. Nel 1445 Walerand de Wavrin aveva ammirato le manovre dei cavalieri valacchi che seguivano la flotta crociata sul Danubio ed era rimasto profondamente impressionato dalle grida che essi lanciavano per radunare i cavalli dispersi. Vlad Dracula: nel 1462 attaccò di notte, alla testa delle sue truppe a cavallo, il campo del sultano Maometto II, al quale inflisse pesanti perdite. 
L'apprendimento dell'equitazione andava dii pari passo con quello del combattimento a cavallo, la giostra, il cui equivalente romeno era la harta, termine imparentato con il francese harcelement, <<logoramento>>.
In un'epoca anteriore alla metà del XVI secolo era stato anche introdotto il gioco turco del gerid, in romeno halca, che consisteva nel centrare un anello al gran galoppo con una lancia. Simili festeggiamenti non avevano luogo nei paesi romeni; nel 1412 alcuni cavalieri romeni parteciparono a un torneo organizato a Buda da Sigismondo di Lussemburgo. volesse insegnare ai propri figli le medesime discipline, anche se il mondo romeno aveva le sue prassi. 
L'equitazione era l'attività prioritaria, essendo il cavallo a quell'epoca il mezzo di trasporto universale, il fedele comppagno dei guerrieri, l'animale da tiro per eccellenza. Era allevato e addestrato con passione dai Romeni. Vlad Dracul ne aveva persino regalati due al re Ladislao prima della campagna di Varna. Il cavallo castrato, dolce e obbediente, viene chiamato hongre in francese e Wallach in tedesco, un'indicaione sicura della sua provenienza geografica. I due stati romeni della Valacchia e della Moldavia erano stati fondati grazie alla conquista chiamata in romeno descàlecat (discesa da cavallo), termine derivato dal tard latino de-ex-caballicare, dis-caballicare. Ogni volta che un nuovo re s'insediava sul trono d'Ungheria, la Valacchia era perciò tenuta a offrire un cavallo per famiglia, mentre <<la tassa (o il dono) del cavallo>> era l'imposta che pagavano al principe gli uomini liberi e i boiardi che compravano una terra. I cavalli della Valacchia e della Moldavia, erano di taglia piccola e a pelo lungo. Ma sapevano dimostrarsi veloci e molto resistenti, e si accaontentavano di poco cibo. Le scuderie principesche e quelle dei grandi boiardi contavano cavalli di razza turchi e arabi, da parata. In battaglia, pertanto, i guerrieri preferivano sempre montare i cavalli del loro paese. 
Le truppe inviate dalla Valacchia e dalla Moldavia in aiuto alle spedizioni di Giovanni Hunyadi erano formate, da arcieri a cavallo. Questa cavalleria leggera era l'unica veramente in grado di lottare alla pari contro i Turchi, così come, contro i Mongoli. E nei tempi antichi le frecce dei Daci, gli antenati dei Romeni, erano temute quanto quelle dei Parti, lanciate al galoppo. L'arco preferito dai guerrieri romeni era l'arco duro, formato da tre paerti, un'arma messa a punto dai Mongoli e adottata nel Medioevo dai Romeni. Nel 1445 Walerand de Wavrin aveva ammirato le manovre ddei cavalieri valacchi che seguivano la flotta crociata sul Danubio ed era rimasto profondamente impressionato dalle alte grida che essi lanciavano per radunare i cavalli dispersi. Vlad Dracula nel 1462 attaccò di notte, alla testa delle sue truppe a cavallo, il campo del sultano Maometto II, al quale inflisse pesanti perdite. 
L'apprendimento dell'equitazione presso la corte valacca andava di pari passo con quello del combattimento a cavallo, la giostra, il cui equivalente romeno era la harta, termine imparentato con il francese harcelement, <<logoramento>>. 
In un'epoca anteriore alla metà del XVI secolo era stato anche introdotto il gioco turco gerid, in romeno halca, che consisteva nel centrare un anello al gran galoppo con la lancia. Simili festeggiamenti non avevno luogo nei paesi romeni; nel 1412 alcuni cavalieri romeni parteciparono a un torneo organizzato a Buda da Sigismondo di Lussemburgo. Nella tomba attribuita molto verosimilmente a Vlad Dracula sono stati rinvenuti una corona da torneo e un anello femminile identificato dagli esperti come un anello da torneo!
Un problema che ci si pone riguardo all'educazione dei figli dei principi della Valacchia, concerne l'entità dell'insegnamento teorico. Vlad Dracula noon sapeva scrivere, al massimo sapeva leggere. La prima firma autografa che si conosca di un principe valacco risale al 1534, però è molto probabile che il principe Vlad il Monaco (che regnerà dal 1482 al 1495), figlio illegittimo di Vlad Dracul, essendo stato monaco, sapesse leggere e scrivere. All'epoca lo slavone era la lingua del culto e della cultura, l'equivalente del latino e del greco. Venne impiegato per i documenti e la corrispondenza dei principi valacchi fino al XVII secolo, come fu il caso dei Serbi, dei Bulgari, i Russi e gli Ucraini. In quanto all'insegnamento religioso, esso si limitò probabilmente a qualche rudimento di teologia ortodossa e ad alcune nozioni sulla maestà della funzione regale, come l'elezione per grazia di Dio e le virtù dell'unzione con il sacro crisma. 
Il giovane principe dovette prendere atto del cerimoniale di corte, del ruolo esorbitante svolto dai grandi del paese, della brutalità dei loro conflitti, della precarietà del trono e del peso mediocre della Valacchia nei confronti di quello dell'Ungheria e dell'Impero ottomano. Il ritratto in piedi del nonno paterno, Mircea il Vecchio, ornava le pareti delle sue pie fondazioni: vestito all'occidentale, con la corona regale e le aquile a due teste cucite sull'abito, stemma degli imperatori di Costantinopoli. La vita e le gesta di questo nonno, morto molto prima della nascita di Vlad, dovettero accompagnare gli studi dei due giovani principi. I tempi, erano cambiati, e regni lunghi come quelli di Mircea o di Alessandro il Buono di Moldavia, padre della sua matrigna, sembravano non esistere più. 

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